Alla faccia del PIL, dello spread e dell’inflazione: l’unico indicatore economico che pare davvero crescere senza tentennamenti in Italia è il consumo di gelato artigianale.
E a guidare questa rivoluzione fredda? Ma Roma, naturalmente, che nel 2024 ha registrato un aumento del 14% nei consumi rispetto all’anno precedente. Un dato che non solo fa sorridere i gelatieri, ma fa anche riflettere: sarà la Capitale a salvare l’economia italiana a colpi di pistacchio di Bronte e nocciola Tonda Gentile?
Italia gelato-dipendente: 600 milioni di porzioni e non sentirle
Secondo l’Osservatorio Sigep Estate 2025, che suona come un gruppo indie ma è invece una fonte serissima, l’Italia ha venduto oltre 600 milioni di porzioni di gelato nel 2024, pari al 26,4% del mercato europeo. Numeri che ci pongono ben davanti a Germania (25,1%) e Spagna (20,6%).
E nonostante un calo delle visite nei locali in Europa (-0,5%), la domanda di gelato è cresciuta del 2,1%. Perché quando il mondo brucia (metaforicamente e climaticamente), noi italiani troviamo sempre conforto in un cono.
Crisi sì, ma solo di personale
Ma non è tutto zucchero filato. La crescita del settore rischia di sciogliersi sotto il sole della carenza di personale. L’allarme arriva da Claudio Pica, segretario generale dell’Associazione Italiana Gelatieri, che segnala una mancanza di 15-20 mila addetti, soprattutto nella vendita al banco.
Perché ok il gelato buono, ma se non c’è chi te lo serve con il sorriso (e magari senza fare cadere la pallina), il business si ferma.
Roma: la vera capitale… del gelato
E qui entra in scena Roma, che nel 2024 ha generato un indotto stimato in 600 milioni di euro solo dal mercato del gelato. Altro che Cinecittà: oggi la vera fabbrica dei sogni è il laboratorio del gelataio.
La Capitale non solo batte città come Firenze, Napoli e Bologna, ma si impone anche come trendsetter in fatto di gusti e innovazione. Pensate che secondo una ricerca dell’Osservatorio di Deliveroo, il gusto più ordinato a Roma nel 2023 è stato il cioccolato fondente al 70%, seguito a ruota da crema all’uovo e pistacchio salato.
Formazione e storytelling: il gelataio diventa artista
Perché oggi, spiegano gli esperti, non basta più saper mantecare: serve narrare. Il gelato diventa esperienza culturale, performance gastronomica, storytelling al cucchiaino. Il professionista del gelato è chiamato a essere un po’ artigiano, un po’ influencer, un po’ psicoanalista del cliente (“oggi lo vedo più da sorbetto al pompelmo…”).
L’Associazione Italiana Gelatieri ha già avviato programmi di formazione continua, anche in collaborazione con scuole alberghiere e istituti professionali, per formare una nuova generazione di gelatieri “gourmetizzati”.
Dove andare a leccarsi i baffi a Roma (seriamente)
Chiudiamo con un piccolo viaggio tra le gelaterie da non perdere a Roma e da dove uscire con un gran sorriso: in cima c’è il famoso Otaleg! (GELATO al contrario, ovviamente) – zona Monteverde. Il maestro Marco Radicioni crea gusti sorprendenti come “Gorgonzola e pere” o “Sedano, mela verde e wasabi”. Non una gelateria, ma un laboratorio creativo in cui le papille gustative fanno standing ovation.
Gelateria dei Gracchi – Via dei Gracchi, Prati. Tra i preferiti dai romani doc, il loro pistacchio 100% Sicilia è quasi un monumento nazionale. Fatamorgana con sedi multiple, tra cui una delle ultime in pieno centro a Via della Croce. Innovazione e ingredienti bio, dai gusti classici alle combinazioni audaci come “basilico, noci e miele”. Un vero viaggio nel gusto.
Neve di Latte con la sede storica a Flaminio, in via Poletti, ma anche qui con molti punti vendita in zone centrali di Roma. Minimalismo nordico fuori, purezza assoluta dentro: latte e vaniglia qui sanno di infanzia felice.
Gelato, l’unico asset davvero solido
In un’Italia sempre più spaesata tra tassi variabili e scenari geopolitici instabili, il gelato resta una certezza. In fondo, come dicono gli economisti più preparati (e più golosi):“Quando l’economia trema, si riparte dal cono.”