Mentre l’Europa cuoce a fuoco lento, tra asfaltature che cedono, campi bruciati e città trasformate in forni urbani, milioni di europei fanno quello che sanno fare meglio in queste situazioni: accendono l’aria condizionata.
È il gesto più intuitivo, umano, immediato. E anche il più insostenibile, se moltiplicato per 448 milioni di cittadini.
Perché dietro ogni “click” sul telecomando c’è un’intera catena energetica che si mette in moto: centrali elettriche che devono produrre più corrente (ancora in gran parte da fonti fossili), reti sovraccariche, picchi di domanda che mettono a rischio la tenuta degli impianti. E, alla fine del ciclo, una quantità crescente di gas serra riversata nell’atmosfera.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), i condizionatori sono già responsabili di quasi il 10% del consumo elettrico globale. E nei giorni scorsi, in Paesi come Francia, Italia e Spagna, si è toccato un nuovo record: l’uso di energia elettrica per la climatizzazione ha superato di oltre il 20% la media stagionale. Il paradosso è evidente: ci raffreddiamo oggi contribuendo a surriscaldare il pianeta domani.
Nel solo 2024, l’Europa ha visto un aumento del 34% nelle vendite di condizionatori rispetto all’anno precedente, con punte del 70% in Italia e Spagna, secondo Eurostat e GfK. Se in passato erano un lusso, oggi sono una necessità… ma una necessità che diventa tossica su larga scala.
Il problema non è solo climatico, ma anche sociale: chi ha accesso al fresco e chi no? Gli anziani nelle periferie senza impianti, i bambini nelle scuole non climatizzate, gli operai nei capannoni industriali non coibentati: mentre qualcuno promette per il voto un “piano aria condizionata nazionale”. Sì, Marine Le Pen l’ha detto davvero, intanto milioni di cittadini affrontano il caldo estremo con bottiglie d’acqua e ventagli.
A livello ambientale, la richiesta di energia per la climatizzazione sta costringendo diversi paesi a riattivare centrali a carbone o a importare energia da stati vicini. La Germania ha acceso alcuni impianti dismessi, la Francia ha sospeso i limiti temporanei di emissione per alcune centrali. Ogni picco di calore si traduce in un picco di emissioni.
I refrigeranti: una bomba climatica silenziosa
Gli HFC (idrofluorocarburi), i refrigeranti più comuni, sono responsabili di un impatto climatico fino a 2 000 volte superiore alla CO₂. Se perduti o smaltiti in modo improprio, questi gas possono restare nell’atmosfera per decenni, potenziando l’effetto serra.
Un consumo crescente e disomogeneo
Tra il 2010 e il 2019, l’energia usata per il raffreddamento nelle abitazioni dei paesi dell’eurozona è triplicata. Nel 2020 erano in uso circa 57 milioni di condizionatori in UE27, consumando l’1,8% dell’elettricità totale. Previsioni parlano di 130 milioni di unità installate nel 2023, e possibilità di raddoppiare entro il 2050.
L’aumento della produzione elettrica, spesso da fossili, unito al rilascio di HFC e al calore espulso, crea un circolo vizioso: raffreddiamo oggi, ma riscaldiamo l’ambiente domani.
Fragilità sociale e disparità d’accesso
Non è solo una questione ambientale: il refrigerio da aria condizionata è un accessorio per i più ricchi. I più vulnerabili — anziani, bambini, operai — spesso restano scoperti. La promessa di un “piano aria condizionata nazionale” in Francia punta a coprire i servizi pubblici, ma rischia di ignorare il vero livello della crisi: chi resta senza climatizzazione paga due volte, in salute e in bolletta.
Ci sarebbero soluzioni efficai, anche se spesso trascurate come: l’efficienza energetica, unità di classe top, infatti possono dimezzare il consumo rispetto ai modelli economici; la regolamentazione HCF; l’Ue spinge per riduzioni importanti e alternative a basso impatto e le misure passive. Migliori isolamenti, ombreggiamenti, spazi verdi, coibentazioni urbanistiche e materiali riflettenti contribuiscono a ridurre la necessità di aria condizionata.
Tecnologie e incentivi concreti
Numerosi paesi adottano standard minimi di efficienza (MEPS) e sistemi di certificazione. In UE, grazie all’Ecodesign e all’Energy Labelling, si stima un risparmio di 22 TWh di elettricità annui, pari a circa 5 miliardi di € dal 2020.
Accendere il condizionatore oggi è come prendere un analgesico per una febbre: mi senti subito meglio… ma non cure il virus. L’Europa, se vuole evitare che ogni estate sia un calvario climatico, deve accelerare su efficacia energetica, transizione verde e progettazione urbana. Altrimenti l’aria condizionata rischia di diventare il simbolo più plastico – e pericoloso – della nostra sconfitta climatica.