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Economia

Ufficio parlamentare di bilancio: rallentamento rivalutazione è come nuova tassa

Flavia Dell'Ertole
10 Dicembre 2022
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Sileoni : “welfare di Stato per combattere la povertà” L’Ufficio parlamentare di bilancio ha esaminato la norma sulle fasce di rivalutazione delle pensioni. Il giudizio è che “le regole sulla […]

Sileoni : “welfare di Stato per combattere la povertà”

L’Ufficio parlamentare di bilancio ha esaminato la norma sulle fasce di rivalutazione delle pensioni. Il giudizio è che “le regole sulla rivalutazione dovrebbero rimanere il più possibile stabili“. Il rallentamento o il congelamento anche temporaneo della rivalutazione delle quote delle pensioni calcolate con le regole contributive “è da considerarsi alla stregua di un’imposta. Se viene indebolita la regolare indicizzazione ai prezzi anno per anno, alla fine il pensionato riceve, come rendita, meno di quanto gli spetterebbe“. L’Ufficio ha inoltre sottolineato che lo schema per il 2023-24 “è molto meno favorevole di quello in vigore nel 2022, soprattutto per le pensioni superiori a cinque volte il minimo“.

Secondo le stile dell’Ufficio se tutti coloro che potranno aderire a Quota 10 decidessero di farlo le maggiori pensioni in pagamento a fine anno sarebbero oltre 56.400 nel 2023, circa 40.800 nel 2024 e poco meno di 6.400 nel 2025. L’85% degli utilizzatori del nuovo sistema sarebbero uomini, poco più del 13% proverrebbe dal comparto pubblico, nel 65% dei lavoratori privati si tratterebbe di dipendenti, meno del 24% di lavoratori autonomi. La restante parte sarebbero lavoratori parasubordinati, iscritti alle gestioni separate e lavoratori dello spettacolo.

Nel 2023 e nel 2024 gli assegni ammonterebbero rispettivamente a circa 27.400 e 28.800 euro lordi all’anno per gli uomini e a circa 22.400 e 24.100 per le donne. Sulla base di questi numeri, Quota 103 costerebbe, al lordo della fiscalità, circa 0,6 miliardi nel 2023, poco meno di 1,4 miliardi nel 2024 e circa 0,5 miliardi nel 2025, per poi generare minori spese per poco più di 0,1 miliardi nel 2026.

Intanto il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, propone un “welfare di Stato” contro la povertà. «Fino a che l’inflazione sarà alta e fino a che la crisi economica sarà così pesante tutte le politiche di contrasto alla povertà devono avere una strategia complessiva» ha spiegato Sileoni. L’attività del Governo, secondo il segretario, “sta andando in questa direzione, nonostante la scarsa disponibilità economica“.

Secondo Sileoni con un “welfare di Stato” è possibile “difendere il potere di acquisto delle famiglie” attraverso “più incentivi per il lavoro regolare, più misure strutturali e condivise fra Governo e imprese per risolvere il fenomeno del lavoro povero attraverso aiuti sulle principali spese che gravano sulle famiglie come bollette, consumi, carburante per gli spostamenti lavorativi e rincari alimentari“. Come Fabi, spiega Sileoni, “su alcuni di questi argomenti abbiamo raggiunto importanti accordi nei gruppi bancari e nelle banche, a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie“.

  • fabi
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  • lando sileoni
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