Guai in vista per Amazon. La Guardia di finanza di Milano ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di circa 121 milioni di euro per frode fiscale a carico della filiale italiana del colosso dell’e-commerce.
Al centro dell’indagine ci sono i “serbatoi di manodopera”, presunto sistema attraverso il quale grandi aziende si garantiscono tariffe altamente competitive sul mercato appaltando per i loro servizi di logistica la manodopera a cooperative, consorzi e società filtro in modo irregolare, con annesso sfruttamento del lavoro, come si legge si legge in una nota.
Questo sistema era già venuto a galla anche nei casi, solo per citarne alcuni, delle inchieste su Dhl, Gls, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia, Ups, Gs del gruppo Carrefour e Gxo, con ultimo sequestro da quasi 84 milioni il 2 luglio.
Dalle inchieste sono emerse vicende in fotocopia di lavoratori sfruttati, costretti a passare come in una “transumanza” da una società all’altra dalle quali erano formalmente assunti con fatture false e lasciati sempre senza contributi previdenziali e assistenziali.
Finora, grazie all’operato della Procura, almeno una quindicina di aziende in tutto, hanno, poi, versato all’erario, come risarcimenti sulle somme contestate, un totale di circa mezzo miliardo di euro, come era stato evidenziato pure nell’ultimo decreto di sequestro: ad esempio, oltre 35 milioni da Dhl, 38 milioni da Gls, quasi 48 milioni da Esselunga, 146 milioni da Brt, oltre 86 milioni da Ups.
Le società hanno proceduto ad internalizzare i dipendenti. Sono stati stabilizzati così negli anni circa 14 mila dipendenti e a 70 mila è stato aumentato lo stipendio.