
I sindacati in rivolta. Patuanelli: “Tagli inaccettabili, se Mittal vuole lasciare lasci”
Si fa sempre più complicato il caso di ArcelorMittal, la fabbrica dell’acciaio che a Taranto ha lo stabilimento più grande d’Europa. A ridosso dalla presentazione del nuovo piano industriale da parte dell’azienda al Governo, che preoccupa i sindacati per possibili tagli e ridimensionamenti, ArcelorMittal ha chiesto ai sindacati una nuova cassa integrazione. Secondo quanto si apprende da una lettera inviate dai vertici aziendali alle sigle metalmeccaniche, la cig potrebbe scattare dal prossimo 6 luglio per un periodo presumibile di 9 settimane ed interessare sino ad un massimo di 8.157dipendenti, “distinti tra quadri, impiegati e operai, che costituiscono l’intero organico“.
Gli ultimi mesi sono stati davvero difficili perché l’acciaieria pugliese aveva già chiesto la cassa integrazione ordinaria a luglio 2019 per 1200 addetti, anche se in realtà è stata usata per circa 800 dipendenti. Poi, da fine marzo è scattata la cassa integrazione Covid chiesta per circa 8100 dipendenti ed utilizzata per oltre tre mila.
Adesso è in corso dal 1 giugno una seconda fase di cassa Covid. è stata chiesta sempre per 8100 e durerà cinque settimane. Quando terminerà, si attaccherà con la cassa integrazione ordinaria chiesta ieri per tornare poi a settembre all’ultima tranche di cassa Covid.
Tra i motivi addotti dall’azienda per la nuova cig c’è l’emergenza Covid 19 ed il parziale blocco delle attività produttive, manifatturiere, distributive e commerciali.
I sindacati non l’hanno presa affatto bene. Duro il commento di Antonio Talò, segretario Uilm: “I segnali che arrivano da ArcelorMittal restano fortemente negativi e io ribadisco quanto ho già detto mesi fa: basta, discorso chiuso, ArcelorMittal va accompagnata alla porta“. Dello stesso avviso anche Francesco Brigati, segretario Fiom Cgil che senza mezzi termini ha detto: “E’ una vergogna la richiesta di cassa integrazione ordinaria di ArcelorMittal per oltre 8 mila persone a Taranto. Una lettera che è solo un copia incolla delle precedenti lettere. Quest’azienda ci prende per i fondelli, crede di poter fare quello che vuole e quando vuole“.
Questa decisione innervosisce anche il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che a Radio Anch’io ha definito “inaccettabile” la decisione di questi tagli ed ha già fatto sapere che non darà altre chance ad ArcelorMittal se il piano che presenterà questa sera l’ad Lucia Morselli non sarà in linea con gli accordi presi a marzo. “Lo dico senza troppi giri di parole, se Arcelor ha deciso di andarsene se ne andasse e la finiamo qui“, ha continuato Patuanelli che alla domanda sul possibile ingresso dello Stato con Cassa depositi e prestiti ha aggiunto: “E’ quasi inevitabile. Ad ogni modo oggi non ci si può più permettere di ragionare su una crisi aziendale, Taranto forse è il tavolo di crisi più ampio ma se guardiamo al caso singolarmente facciamo un errore. Serve un piano strategico per la filiera“.
di: Maria Lucia PANUCCI