
Dopo anni trascorsi ai margini del mercato, la criptovaluta è ora presa seriamente in considerazione dagli investitori istituzionali alla ricerca di asset alternativi. Sarà il nuovo bene di rifugio in alternativa all’oro?
Rally del Bitcoin. Il 2020 è stato l’anno d’oro per la moneta virtuale in cui ha triplicato il suo valore. A dicembre non ha fatto altro che salire scambiando oltre 24.200 dollari.
A fine novembre la criptovaluta aveva superato il picco precedente del dicembre 2017, arrivando fino a 19.600, ma la resistenza tecnica aveva avuto la meglio. Tre anni fa il picco toccato a un passo dai 20 mila dollari era stato seguito dallo scoppio della bolla che aveva fatto precipitare a meno della metà le quotazioni in un mese.
Questa volta invece il rialzo sembra sostenuto da una richiesta reale da parte della domanda al dettaglio e istituzionale in un mercato che appare più strutturato e in cui diversi attori si stanno aprendo alla possibilità di asset alternativi.
Il prossimo anno potrebbe fare veramente la differenza consacrando la criptovaluta quale nuovo asset rifugio, in alternativa all’oro, in una fase in cui le banche centrali mantengono politiche fortemente espansive.
Quel che fa pensare che il Bitcoin abbia finalmente raggiunto una certa fase di maturità è l’interesse degli istituzionali, anche i più scettici come Ray Dalio, Fondatore di Bridgewater, che ha mostrato qualche apertura nei confronti della criptovaluta, oppure Warren Buffett che si è detto a rivedere il proprio giudizio su questo asset. Numerosi sono poi gli esempi di investitori professionali che hanno dichiarato di aver già investito una quota del loro portafoglio in Bitcoin.
C’è poi il sostegno offerto recentemente dalle banche centrali, in primis Fed e BCE, che stanno portando avanti dei progetti di creazione di una propria valuta elettronica. Tutti fattori che appaiono come una “consacrazione” di questo asset.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA/EPA-AUTORE: WALLACE WOON
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