
Il vino Made in Italy è riuscito a tenere duro nell’anno dell’emergenza con perdite del solo 2,3%. Con 20,8 milioni di ettolitri esportati il Paese batte Spagna e Francia
L’export del vino italiano sopravvive al Covid. Secondi i dati dell’Istituto per i servizi del mercato agroalimentare (Ismea), l’Italia recupera nell’ultimo trimestre del 2020 e riduce le perdite sull’intero anno a -2,3%, per un corrispettivo di 6,285 miliardi di euro.
Una buona notizia, quindi, per un settore duramente colpito dall’emergenza e dal conseguente crollo del settore HoReCa (alberghi, ristoranti, catering), oltre che del turismo internazionale. Secondo uno studio di settore condotto dall’Università di Padova, infatti, le vendite verso il settore HoReCa, che contano per il 30% in volume dei consumi italiani e per il 50-70% in valore, hanno fatto registrare un fortissimo calo, con punte del -70- 80%. Aumentate, al contrario, le vendite nel settore Gdo e dall’ecommerce, cresciuto sensibilmente nel 2020. «La crisi Covid è arrivata in un contesto di appesantimento giacenze causata dalla super vendemmia 2018. Le aziende hanno tentato di compensare la chiusura dell’horeca con e-commerce e accordi con la gdo» – ha affermato la Federvini.
Secondo una ricerca Iri per Vinitaly, infatti, le vendite di vino nella grande distribuzione aumentano nel 2020 del 6,9% a valore e del 5,3% a volume rispetto all’anno precedente. «La crescita, sospinta dalle vendite eccezionali nel trimestre primaverile del lockdown e dalle chiusure di bar, ristoranti e affini, si è tradotta in una buona performance degli spumanti, dei vini doc e una discreta progressione dei vini da tavola» – si legge in una nota.
In merito all’export, l’Italia ha raggiunto traguardi più alti dei suoi naturali competitor, Francia e Spagna, che chiudono l’anno del Covid-19 rispettivamente a -10,8% (a 8,7 miliardi di euro) e a -3,2%. L’Italia, così, si riprende la leadership mondiale di esportazioni a volume con oltre 20,8 milioni di ettolitri (-2,4%) ai danni della Spagna. Secondo Unione Italiana Vini e Ismea, che hanno elaborato i dati Istat relativi alle esportazioni di vino nei 12 mesi del 2020, questo permette al Belpaese di guadagnare quote di mercato sui competitor in buona parte delle piazze di sbocco. Ma anche di guardare al futuro con sicurezza e fiducia.
Non bene le bollicine che, dopo il boom del 2019, nel 2020 hanno sofferto una contrazione tripla rispetto alla media: -6,9%, complice un calo significativo del suo prezzo medio di circa il 10%. Meglio i fermi in bottiglia (-1,5%) con un controvalore di 3,9 miliardi di euro. Tra i prodotti a marchio, i Dop perdono il 2,9%, confermandosi il segmento più esportato con oltre 4 miliardi di euro e un trend particolarmente positivo in Germania. Ottima la performance degli Igp (+1,2%), a 1,5 miliardi di euro. Soffrono maggiormente i vini comuni (-5,3%). Per quanto riguarda il contesto mondiale, risparmiata dai dazi, l’Italia riduce le perdite negli Stati Uniti (-5,6%, a 1,45 miliardi di euro, con il Lambrusco a +19%) e fa registrare addirittura un passo in avanti in Germania (+3,9, a 1,1 miliardi di euro), mentre subisce la contrazione della domanda della Gran Bretagna (-6,4%, a 714 milioni di euro). In terreno positivo Svizzera, Canada, Paesi Bassi e Svezia, mentre scendono le esportazioni a Oriente: -15,5% la domanda giapponese e -26,5% quella cinese. In Russia, il 2020 si chiude per il Belpaese con -3,6%. Complessivamente, meglio l’Ue (+0,7%) dei Paesi terzi (-4,1%). Tra le regioni, infine, il Veneto si conferma leader nell’export di vino con 2,2 miliardi di euro (-3,3% a valore), seguito dal Piemonte (+2,6%) che allunga sulla Toscana (-3,2%). Segni positivi, poi, per Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna, seguiti dalla Lombardia, in calo in doppia cifra.
di: Alessia MALCAUS
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