
Nuove norme Ue potrebbero creare problemi ai produttori
Il caffè, come tante altre materie prime, è a rischio. Un rischio che riguarda per lo più il prezzo e che trova la sua spiegazione non solo nell’inflazione ma anche nel cambiamento climatico. A causa, infatti, delle condizioni meteo spesso avverse, i grandi produttori sono costretti a mettere in atto sempre più spesso dispendiose misure di protezione per salvare il raccolto. Spese che si ripercuoteranno inevitabilmente sul prezzo pagato dai consumatori, sia al bar che al supermercato
Questa la prima conclusione a cui è giunto uno studio di Ethos Agriculture e Conservation International and Solidaridad, organizzazioni internazionali del settore, attive nella salvaguardia dell’ambiente. Una serie di fattori potrebbe ridurre la disponibilità di materia prima proprio nel momento in cui aumenta la domanda e, parallelamente, diminuiscono i terreni adatti alla coltura delle piante di caffè.
L’anno della svolta, in negativo, a questo punto, potrebbe essere il 2050 ma già dal 2025 ci saranno drastici cambiamenti. Infatti tra due anni entrerà in vigore, nell’Unione europea, la norma che vieta la vendita di caffè proveniente da zone originariamente occupate dalle foreste. Questo provvedimento porterà molti produttori a trasferire le colture in altre zone con potenziale perdita di capitale e, nello stesso tempo, tagliando fuori dal mercato i piccoli produttori africani, incapaci di affrontare i costi necessari e privi di sostegni statali.
FOTO: SHUTTERSTOCK