
Popolazione che invecchia e pochi giovani a sostituire chi va in pensione
Il problema della natalità che da tempo coinvolge l’Italia e che affonda le sue radici anche nei decenni passati, sta facendo vedere già le sue prime conseguenze. A denunciarlo è un’indagine della Cgia secondo cui a livello nazionale il rapporto tra il numero di pensioni erogate e quello degli occupati vede al Sud un netto sbilanciamento a favore delle prime.
Numeri alla mano ci sono 7.209.000 prestazioni pensionistiche erogate contro 6.115.000 di lavoratori. Uno sbilanciamento che appare più evidente se si confronta con il quadro nazionale dove gli assegni pensionistici risultano 22.772.000 per 23.099.000 di lavoratori.
Ma sotto accusa non è solo la denatalità, ci sono anche altri fattore demografici come l’invecchiamento della popolazione e la presenza dei lavoratori irregolari. Tutto questo, stando all’analisi Cgia, ha portato ad un calo progressivo dei contribuenti attivi e ad un aumento delle prestazioni welfare.
Una fotografia che potrebbe peggiorare nel prossimo futuro con l’invecchiamento costante della popolazione che richiederà un aumento della spesa sanitaria e delle prestazioni da parte delle strutture ricettive di lungodegenza. A peggiorare le cose anche il cambio generazionale all’interno del mondo del lavoro che potrebbe avvenire già nei prossimi 5 anni quando il 12% degli italiani è destinato ad andare in pensione e dovrà essere sostituito da nuove leve che, spesso, non sono ancora pronte ad entrare nel mondo del lavoro, impegnate ancora in un percorso di studi spesso lungo o, peggio, emigrate in cerca di condizioni lavorative migliori.
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