
Il patto era stato siglato nel 2019 con il governo Conte
Come annunciato nei giorni scorsi, l’Italia è uscita ufficialmente dalla serie di accordi commerciali con la Cina, quegli accordi che, comunemente, erano stati ribattezzati come La via della Seta. Il Belt ad Road Initiative, ovvero la via della Seta, è un’iniziativa lanciata da Xi Jinping nel 2013, il cui scopo era quello di rafforzare il ruolo della Cina come partner internazionale e organizzare così, attraverso lo scambio di capitali le collaborazioni per la costruzione anche di una rete di infrastrutture fra i vari continenti che favorisca gli scambi. A firmare l’intesa con Pechino era stato il governo Conte nel 2019.
Nelle scorse settimane, dopo gli incontri effettuati dal segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia e dal ministro degli Esteri Antonio Tajan e in cui si sottolineava l’intenzione di coltivare il partenariato tra i due Paesi in vista, anche, della visita del capo dello Stato Sergio Mattarella in Cina prevista per il 2024, le cronache avevano registrato quello tra il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il premier cinese Li Qiang a margine dei lavori del G20.
Di oggi, invece, la nota della Farnesina in cui si conferma l’intenzione da parte del governo italiano in cui si specifica che non sarà estesa l’intesa oltre il termine previsto del 22 marzo 2024. L’intenzione è quella di continuare una serie di collaborazioni contrassegnate da un “mutuo beneficio” tra i due Paesi. Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, infatti, “l’accordo sulla Via della Seta” non era stato ritenuto vantaggioso per Roma alla luce di un fatturato maggiore registrato da Germania e Francia rispetto q quello italiano. «Pochi giorni fa è stata in Cina il ministro Bernini, prima c’era stata la mia visita. Non c’è nulla di negativo nei confronti della Cina. Procediamo come abbiamo sempre proceduto, tutto va avanti».
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