Nessuna sorpresa. Come avevano previsto gli analisti e come più volte diversi banchieri avevano confermato in queste settimane la Bce ha lasciato inalterata la sua politica monetaria, con tassi fermi al 3,75%, esattamente come giugno, in calo rispetto al record del 4% registrato da settembre 2023.
Lo scorso mese l’istituto di Francoforte ha deciso finalmente di abbassare i tassi di 25 punti base. Si è trattata della prima riduzione dal settembre del 2019. Un’inversione di rotta che non continua però per non compromettere i risultati raggiunti finora. D’altronde nell’ultimo Bollettino economico il Conisglio era stato chiaro: i tassi saranno restrittivi finché non si riporta l’inflazione al 2%.
Al termine della riunione odierna, il Consiglio direttivo Bce ha deciso quindi di lasciare i tassi al 4,25%, al 4,50% e al 3,75% per le operazioni di rifinanziamento principali, le operazioni di rifinanziamento marginale e i depositi presso la banca centrale.
«Le nuove informazioni – si legge nel comunicato di fine vertice – confermano sostanzialmente la valutazione precedente del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione a medio termine. Sebbene alcune misure dell’inflazione di fondo siano aumentate lievemente a maggio a causa di fattori una tantum, per la maggior parte sono rimaste stabili o sono diminuite leggermente a giugno. In linea con le aspettative, l’impatto inflazionistico dell’elevata crescita salariale è stato assorbito dai profitti. La politica monetaria mantiene restrittive le condizioni di finanziamento. Al tempo stesso, le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione complessiva rimanga al di sopra dell’obiettivo fino a gran parte del prossimo anno. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine».
L’inflazione complessiva nella zona euro è scesa al 2,5% a giugno dal 2,6% precedente, ma il dato di base, escludendo le componenti volatili di energia e cibo, è risultato superiore alle previsioni del consenso, mantenendosi stabile al 2,9%.
«I salari continuano a crescere a un ritmo elevato, compensando il periodo di elevata inflazione del passato. I salari nominali più elevati, insieme alla debole produttività, hanno contribuito a una crescita unica del costo del lavoro, sebbene abbia rallentato un po’ nel primo trimestre di quest’anno», ha affermato la presidente Lagarde durante una conferenza stampa.
Lagarde ha aggiunto che la banca centrale prevede che i livelli di inflazione oscilleranno per il resto dell’anno, ma che nel complesso diminuiranno nella seconda metà dell’anno a causa del calo dei costi del lavoro, dell’impatto della politica monetaria e dell’attenuazione dell’impatto degli shock sui prezzi.