Il Governo greco prevede una crescita economica del 2,3% nel 2025, superiore alle principali economie europee, grazie ai forti introiti del turismo, alla robusta spesa dei consumatori e agli investimenti, come risulta da una bozza di bilancio 2025.
La Grecia, che si sta ancora riprendendo da una crisi del debito che ha quasi visto il Paese uscire dalla zona euro nel 2015, prevede un aumento del 2,2% della produzione economica quest’anno.
Il Governo ha ridotto la sua precedente stima di crescita per il 2025, pari al 2,6%, ad aprile, a causa della stagnazione dell’economia europea, fonte chiave di investimenti e turismo nel Paese, e dell’inflazione elevata.
Le stime del progetto di bilancio sono in linea con il piano fiscale di Atene presentato la scorsa settimana e sottoposto all’approvazione dell’Unione Europea.
La bozza di bilancio vede rischi al ribasso derivanti dai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, oltre a possibili nuove tensioni geopolitiche.
Più della metà degli investimenti diretti esteri in Grecia proviene da Paesi del Nord Europa, mentre due terzi delle esportazioni del Paese, come prodotti agricoli, carburante e prodotti farmaceutici, sono destinati all’Ue.
La bozza di bilancio prevede un aumento della spesa di circa 3,5 miliardi di euro l’anno prossimo e sgravi fiscali per finanziare gli aumenti delle pensioni e il sostegno alle famiglie vulnerabili.
Tutto ciò sarà finanziato da un maggiore avanzo di bilancio primario, che esclude i costi di servizio del debito, visto al 2,5% del prodotto interno lordo (PIL) l’anno prossimo, in aumento rispetto al 2,4% di quest’anno, una condizione fondamentale per la Grecia per mantenere il suo debito – attualmente al più alto rapporto con il PIL nella zona euro – sostenibile.
Da quando è uscita da un salvataggio nel 2018, la Grecia ha riguadagnato i suoi rating investment grade lo scorso anno, ha rilanciato il suo sistema bancario e si è affidata esclusivamente ai mercati del debito per le sue esigenze di finanziamento. Ma la disoccupazione rimane al 10% e il salario medio mensile è inferiore del 20% rispetto a 15 anni fa.
Il debito pubblico è visto scendere di cinque punti percentuali al 149,1% del PIL nel 2025, dal 153,7% di quest’anno.