
Aspi ha presentato il suo piano al Governo da 3,4 miliardi. Il premier lo definisce imbarazzante. Il Governo è diviso. Forse domani un vertice per chiudere
Imbarazzante. Così il premier Conte ha definito la proposta che Aspi ha inviato sabato al Ministero delle Infrastrutture per assecondare le condizioni poste dal Governo: un pacchetto di indennizzi da 3,4 miliardi, oltre ai 14,5 miliardi di investimenti già decisi nel piano industriale, un programma di riduzione tariffaria, e la disponibilità a scendere sotto il 50% per Atlantia.
«La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti. Lo Stato ha il dovere di valutarle per lo scrupolo di tutelare l’interesse pubblico nel migliore dei modi possibili. Ma adesso dobbiamo chiudere il dossier ed evitare il protrarsi di ulteriori incertezze», ha detto Conte in una intervista al Fatto Quotidiano aggiungendo: «Proprio al fine di completare il procedimento, il 9 luglio si è svolta una riunione tecnica con il concessionario Aspi. Lì i tecnici del Governo hanno esposto i contenuti minimi e assolutamente inderogabili che devono caratterizzare la proposta transattiva perché possa essere portata e discussa in Consiglio dei ministri. E sabato è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire imbarazzante: tutto meno che un’accettazione piena e incondizionata delle richieste del Governo».
E alla Stampa il premier ha rincarato la dose. «I Benetton non hanno ancora capito che questo Governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati – ha sottolineato. – Hanno beneficiato di condizioni irragionevolmente favorevoli per loro: può bastare così. Porterò la questione della revoca in Consiglio dei ministri e decideremo collegialmente, ma non siamo disponibili a concedere ulteriori benefici».
Domani la questione dovrebbe essere sul tavolo dei Consiglio dei Ministri, anche se la riunione non è stata ancora convocata. E c’è chi non esclude uno slittamento a mercoledì o giovedì. Oggi intanto però è in agenda un pre vertice al Ministero delle Infrastrutture per cercare di trovare una posizione comune. L’Esecutivo è infatti spaccato. Per il sottosegretario al Mit, in quota Pd, Salvatore Margiotta, la proposta di Aspi segna dei chiari passi in avanti. «Sono convinto – ha spiegato il senatore – che il Consiglio dei ministri saprà prendere, in scienza e coscienza, la decisione migliore. Il Governo dovrà valutare, senza posizioni pregiudiziali, se la proposta di Aspi sia sufficiente a rispettare questo principio inderogabile. Anche attraverso un aumento di capitale che porti a una significativa riduzione delle quote possedute da Atlantia».
Molto diversa la posizione dei Cinque Stelle. Una discontinuità netta col passato, da ogni punto di vista è quella che chiede l’altro sottosegretario ai Trasporti, il pentastellato Roberto Traversi. «Quando inaugureremo il nuovo Ponte Morandi – ha affermato il sottosegretario – dovremo essere in grado di dire ai parenti delle vittime del crollo che abbiamo voltato pagina per scriverne una completamente nuova. E ci sono soltanto due possibilità per farlo: che sia revocata la concessione ad Autostrade per l’Italia o che dall’azionariato ne esca la famiglia Benetton che ne ha mantenuto il controllo in questi anni segnati da incuria predatoria e colpevole abbandono della manutenzione. Se vogliamo ricominciare a parlare di sicurezza delle nostre autostrade e gestione trasparente di una infrastruttura pubblica, non esiste una terza strada accettabile né una trattativa per cercare altre possibilità».
Anche se Conte minaccia la revoca, forse una mediazione, assicurano più fonti di Governo, è ancora possibile: si lavora a un’intesa che abbia, a valle, un aumento di capitale che riduca il più possibile (c’è chi dice addirittura dall’88% al 5%) la presenza di Atlantia in Aspi, in modo da poter dire che i Benetton sono fuori.
di: Maria Lucia PANUCCI
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