
Una doppia iniziativa imprenditoriale e diplomatica che da 12 anni è in stallo
«Vogliamo che le imprese italiane vengano qui da noi per sostenere lo sviluppo e la crescita della Libia». A parlare è Fayez al-Sarraj, il presidente del Governo di accordo nazionale libico che ieri a Tripoli ha incontrato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il capo della diplomazia europea Josep Borrell. Un colloquio che ha avuto l’obiettivo di rilanciare la partenership industriale e commerciale tra i due Paesi, ora che il conflitto in Libia è in una fase di stallo. Di Maio punta infatti a rilanciare i vecchi accordi siglati nel 2008 dall’ex premier Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi, in modo da dare nuovo impulso agli investimenti italiani in Libia. Gli accordi prevedevano la realizzazione di “progetti infrastrutturali di base” del valore di cinque miliardi di dollari come risarcimento per i danni causati dall’Italia durante il periodo coloniale.
Tra le infrastrutture c’è la cosiddetta “autostrada della pace” che, almeno stando al progetto, avrebbe dovuto attraversare la Libia per 1.750 chilometri, dal confine con la Tunisia a quello con l’Egitto. Il tracciato è in gran parte quello della litoranea libica, la strada costruita durante il fascismo e inagurata nel 1937 da Benito Mussolini. Finora, per realizzare il progetto è stato fatto ben poco. Le primavere arabe che nel 2011 hanno portato alla caduta nel Gheddafi e i successivi anni di instabilità, sfociati nella guerra civile tra al-Sarraj ed Haftar, hanno di fatto impedito l’avanzata dei lavori per motivi di sicurezza. Nell’ultimo anno e mezzo l’Italia ha provato a rilanciare l’iniziativa dal doppo valore imprenditoriale e diplomatico: all’inizio del 2019 per tentare una riconciliazione tra al-Sarraj ed Haftar; oggi per ricucire i rapporti con al-Sarraj dopo la parziale apertura ad Haftar quando l’avanzata verso Tripoli delle forze del generale della Cirenaica sembrava inarrestabile.
Ma la realizzazione sembra difficile. «L’iniziativa di Di Maio è un tentativo che andava fatto visti i rapporti commerciali tra Italia e Libia. Ma vista l’attuale situazione, con la presenza di tanti paesi nello schacchiera libico, tra cui Russia e Turchia, un’iniziativa unilaterale non può portare a chissà quali risultati. Serve una visione più ampia, una visione che all’Italia sembra mancare», ha detto Arturo Varvelli dell’European Council on Foreign Relations che ha poi aggiunto: «Per provare a riguadagnare centralità in Libia l’Italia dovrebbe cercare una sponda a Bruxelles o a Washington. Gli Stati Uniti al momento non sono un’interlocutore, Trump ha fatto capire di non essere interessato, ma la situazione potrebbe cambiare dopo le elezioni se dovesse vincere Biden».
di: Maria Lucia PANUCCI
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