
Secondo uno studio di settore la pressione fiscale in Italia supera il 48%
Uno studio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti intitolato Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale, ha sottolineato che in Italia il peso della tassazione appare più elevato rispetto alle stime ufficiali. La pressione fiscale nel 2019 è salita di 0,7 punti ed è più alta del 5,8% di quella ufficiale.
L’Italia quindi si meriterebbe il titolo di “Paese più tartassato d’Europa“. Il rientro vissuto tra il 2014 e il 2018 infatti non ha riguardato la pressione fiscale sulle famiglie, il cui gettito totale è pari a 323 miliardi di euro su un totale di 758,6 miliardi. Nel 2019 la pressione sulle famiglia è risultata pari al 18%, in crescita rispetto all’anno precedente. «Dopo cinque anni di ininterrotto calo della pressione fiscale nella Penisola, nel 2019 si è verificato un brusco incremento di 0,7 punti, che ha riportato il suo livello complessivo indietro di quattro anni – evidenziano i commercialisti – tuttavia al netto del sommerso e dell’economia illegale, pari al 12% del Prodotto interno lordo gli oneri derivanti da tassazione raggiungono il 48,2%».
L’indicatore Ocse che misura il cuneo fiscale ha inserito l’Italia ai primi posti nella classifica concernente l’Europa: l’Irpef copre il 34,2% del totale, l’Iva il 21,6%. C’è una tendenza alla concentrazione del prelievo tributario sulle imposte principali.
L’indicatore di pressione fiscale sui profitti societari sfiora il 60% secondo i calcoli della banca mondiale, uno dei risultati più elevati a livello europeo. Negativi anche gli indici di efficienza del sistema fiscale, a causa dei tempi lunghissimi stimati per gli adempimenti fiscali e per le fasi successive di gestione dei rimborsi e delle verifiche fiscali.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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