
Misure drastiche per tutti i giorni festivi e prefestivi, con limiti alla circolazione e negozi chiusi. La riunione è posticipata a domani
Il vertice tra il premier Conte e i capidelegazione sulle misure da attuare nel periodo natalizio si è chiuso senza che una decisione definitiva sia stata presa, almeno per ora. Tuttavia sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che prevarrà la linea più dura. «Stiamo lavorando per cercare di rinforzare il piano natalizio, dobbiamo arrivare in condizione di massima resilienza – ha detto il premier Giuseppe Conte – le norme stanno funzionando fin qui, ma ci stanno preoccupando, e hanno preoccupato anche gli esperti, quelle situazioni di assembramenti dei giorni scorsi. Faremo qualche intervento aggiuntivo».
Sul tavolo ci sono due opzioni: la prima prevede misure rigorose dal 24 dicembre al 3 gennaio, con un vero e proprio lockdown nazionale, divieto di spostamento anche nel proprio Comune e chiusura di bar, ristoranti e negozi, esclusi come sempre farmacie, tabacchi ed edicole. Questo provvedimento escluderebbe il 28, 29 e 30 dicembre. Come ha spiegato il governatore della Puglia Michele Emiliano, il Governo ha chiesto ai presidenti di Regione un parere sull’istituzione di un blocco in tutto il Paese tra il 24 dicembre e il 7 gennaio. «Visto che c’è un rallentamento sostanziale della vita e quindi c’è rischio di aggregazioni non necessarie – ha spiegato Emiliano – ha pensato di dare un’ulteriore botta alla curva dei contagi mandando in rosso il Paese». Sono favorevoli a quest’idea il presidente del Veneto Luca Zaia, il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e quello della Salute Roberto Speranza, oltre ai governatori di Lazio, FVG e Molise.
La seconda opzione, leggermente più morbida e perorata dal premier Conte, prevede l’applicazione dello scenario da zona rossa solo il 25, 26 e 31 dicembre e il primo di gennaio. Si sono levate anche voci contrarie, per esempio quella del presidente della Liguria Giovanni Toti: «ci siamo dati delle regole decidendo di dividere il Paese in zone e quelle regole hanno funzionato – ha detto – non vedo perché cambiarle ora». Anche Confesercenti si schiera contro a causa delle ripercussioni che la decisione avrebbe sull’economia (ne abbiamo parlato qui).
Il Governo si scontra anche sul prossimo weekend, quello del 19 e 20 dicembre, per il quale è stato chiesto di costringere i negozi alla chiusura in modo da evitare gli assembramenti della settimana scorsa.
«C’è un grande lavoro per tornare il 7 gennaio con la didattica in presenza – ha aggiunto Conte per giustificare le nuove norme – abbiamo organizzato dei tavoli con i prefetti per cercare di incrociare, rispetto alle realtà locali, i dati dei trasporti e degli orari di entrata e uscita per evitare degli orari di punta».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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