
La raggiungibilità dell’internet crea nel 2021 nuovi divari, nuove barriere sociali tra ricchi e meno abbienti, tra cittadini e provinciali
Un’ora di “down” dei servizi Google. Tanto (anzi poco) è bastato lunedì per far impazzire tutto il mondo, che per 60 minuti ha dovuto rinunciare ai servizi della grande “G”: Gmail, YouTube, Meet, e, ovviamente, il motore di ricerca per eccellenza. Questo piccolo evento ci fa riflettere su quanto il web sia ormai non solo uno strumento di lavoro e di svago, ma ciò a cui ruota intorno la nostra vita. Ci sembra che ci manchi un arto, si parla di casi di attacchi di panico per chi dimentichi lo smartphone a casa, e non certo per l’impossibilità di ricevere chiamate. Esagerati? Facile dirlo per la nostra generazione, che ha vissuto anche il “prima”. Ma pensate ai nativi digitali: non sanno cosa significhi farne a meno. Una constatazione triste, forse, sapere che siamo ostaggio di pochi potenti detentori di questi servizi, ma fortemente concreta.
Se questi strumenti sono fondamentali, sarebbero inutilizzabili senza una (buona) connessione. Ecco che torna la questione del digital divide, il delta che sancisce la supremazia delle città sulle zone rurali e insulari, da un punto di vista di business, ma anche didattica, oggi che si è utilizzata tanto (e a sproposito) quella “a distanza”. La raggiungibilità dell’internet crea nel 2021 nuovi divari, nuove barriere sociali tra ricchi e meno abbienti, tra cittadini e provinciali.
Da relativamente pochi anni si parla di fibra ottica e già questa tecnologia appare obsoleta, ci si è sperticati per costruire infrastrutture di reti in grado di raggiungere il maggior territorio possibile, scavando e spaccando, e oggi ci si accorge che questa tecnologia è preistoria.
Il futuro, che è già presente, è la banda ultra-larga via satellite. È sufficiente dotarsi di un’apposita antenna domestica per ricevere il segnale dai satelliti presenti nello spazio e godere di una buona connessione, oggi fino a 100 mb, che raggiunge anche la baita sul cucuzzolo o la palafitta sull’isola remota. Tim ha fatto sapere tramite Gubitosi, che già dal 2021, grazie ad un accordo con Eutelsat, testerà questo servizio, che sarà migliorato entro il 2022, e mentre gli altri operatori si stanno attrezzando a ruota, il solito Elon Musk è già più avanti di tutti: con la sua SpaceX non sta conquistando solo il suolo marziano ma soprattutto l’orbita terrestre con oltre 900 satelliti già piazzati, che potranno raggiungere le 12.000 unità. L’italo-francese STM è schizzata in borsa, all’annuncio della fornitura di questi micro-satelliti. Bassa latenza e velocità fino a 1 gb renderanno la vita più facile non solo ai farmers americani ma ai “campagnoli” di tutto il mondo.
Con quel groviglio di cavi in fibra potremo fissarci la vigna e i pomodori, mentre ci rimarrà un solo rimpianto: con tanta ferraglia spaziale faticheremo a vedere le stelle.
di: Matteo VALLÉRO
Direttore editoriale Business24
articolo uscito nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità di ieri 16 Dicembre 2020