
Zuckerberg è accusato di aver creato un monopolio, ma rilancia: “la Commissione ha approvato anni fa”
Mark Zuckerberg è finito di nuovo nel mirino dell’antitrust americana a seguito della denuncia ricevuta dalla Ftc e da 48 Stati Usa per pratiche anticoncorrenziali presunte, dovute all’acquisizione di Instagram e WhatsApp da parte del papà di Facebook (ne abbiamo parlato qui).
La storia ricalca un po’ quanto avvenuto a John D. Rockefeller e alla sua Standard Oil, a cui fu ordinato nel 1911 di dividersi in 34 compagnie differenti: la Federal Trade Commission ritiene che Zuckerberg abbia creato un monopolio fondendo insieme Facebook, Instagram e WhatsApp, tra le app più usate nel mondo. Comprando le piattaforme più amate dagli utenti si sarebbe coperto le spalle da una possibile minaccia futura, e per capire quando e cosa comprare, sempre secondo le 130 pagine dell’accusa, avrebbe raccolto dati tramite la Onavo, azienda israeliana che analizzava le abitudini di navigazione degli utenti.
Zuckerberg si difende: è stata proprio la Commissione ad autorizzare le acquisizioni, sia di Instagram nel 2012 sia di WhatsApp nel 2014. Inoltre, secondo la difesa di Facebook, le app «sono diventati gli straordinari prodotti che sono oggi perché FB ha investito miliardi di dollari».
I problemi in questa causa sono da ambedue le parti: per Facebook perdere Instagram sarebbe un fatto gravissimo. L’applicazione fotografica ha guadagnato 20 miliardi nel 2019 e quest’anno dovrebbe contribuire, secondo Bloomberg, al 37% del fatturato della casa madre. Ma la Commissione dovrà rendere conto del fatto che non è stata in grado di valutare l’evoluzione del settore: pertanto Facebook la accusa di voler cambiare le regole del gioco rendendo le vendite infinite, mai definitive, con un grosso danno ipotetico per le imprese e gli investimenti.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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