
Nuovo confronto tra Patuanelli, Arcuri e i sindacati
Un incontro perlopiù interlocutorio quello che si è tenuto al ministero dello Sviluppo Economico tra il ministro Stefano Patuanelli, l’ad di Invitalia Domenico Arcuri e i segretari nazionali di Fim Fiom Uilm, Ugl e Usb per decretare il futuro degli stabilimenti dell’ex gruppo Ilva oggi ArcelorMittal.
Arcuri ha ribadito che la trattativa per l’ingresso dello Stato ha frequenza assidua e che la due diligence non avrà bisogno di tempi più lunghi di quelli preventivati per concludersi. La scadenza rimane antecedente al 30 di novembre.
«Il Governo investirà nel percorso tutte le risorse necessarie laddove si andrà nella direzione da noi auspicata – ha spiegato il ministro dell’Economia Patuanelli – dovrà essere centrale la garanzia della sostenibilità ambientale, che però deve accompagnare quella economica e sociale».
Arcuri dal suo canto ha riconosciuto che la multinazionale dell’acciaio non ha rispettato le condizioni sulla produzione e l’occupazione previste dal contratto di affitto propedeutico. «Esiste una convergenza di intenti del Governo e di tutte le sue componenti – ha concluso – e non intendiamo raggiungere piani intermedi e provvisori».
Intanto ArcelorMittal ha ottenuto una proroga per ultimare la copertura dei nastri trasportatori del sito di Taranto: 14 mesi che decorrono dal maggio scorso. A deciderlo un decreto del ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha stabilito anche come i lavori per nastri e torri debbano essere completati entro il 31 gennaio, anticipatamente rispetto a quando dovranno essere ultimati i lavori previsti dalla prescrizione numero 6 dell’Autorizzazione integrata ambientale, entro il prossimo 30 aprile.
Secondo le stime di Siderweb, A.Mittal potrebbe chiudere il 2020 in perdita: «L’ex Ilva, in base al piano industriale presentato alcuni mesi fa, nel 2021 non potrà espandere più di tanto la produzione di acciaio a causa di vincoli ambientali ed impiantistici – ha calcolato il centro di studi – a ciò va aggiunto l’aggravamento della situazione economica della società, causata dal calo di redditività della gestione industriale che ha provocato una perdita di 866 milioni di euro nel 2019. E in perdita dovrebbe chiudere anche nel 2020 a causa degli effetti della pandemia. Se ciò si verificasse, per l’azienda potrebbe sorgere la necessità di ricapitalizzazione della società».
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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