
Con la chiusura di bar e ristoranti sono a rischio 7,2 miliardi di export agroalimentare made in Italy
Con il lockdown in Germania sono a rischio 7,2 miliardi di export agroalimentare made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti che sottolinea come il Paese di Angela Merkel è quello che nel mondo apprezza di più la cucina italiana, anche per il record in Europa di locali e pizzerie che si richiamano alla tradizione enogastronomica tricolore.
E con la chiusura di bar e ristoranti per il nuovo lockdown in vigore da oggi (leggi qui) a risentirne di più saranno le esportazioni di cibo e vino made in Italy con il rischio concreto di una inversione di tendenza dopo che le spedizioni avevano fatto registrare un aumento del 7% nei primi 7 mesi del 2020 nonostante le difficoltà. «Le esportazioni agroalimentari nazionali – rileva la Coldiretti – avevano raggiunto nel 2019 il valore record di 44,6 miliardi di euro con un aumento del 3,5% nei primi 7 mesi del 2020 che difficilmente sarà mantenuto a causa delle misure restrittive rese necessarie in molti Paesi per contenere il contagio. Un elemento di difficoltà che si aggiunge alla contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione in Italia che sono praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali».
Secondo Coldiretti per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy. «Occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali», ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
Ti potrebbe interessare anche: