
Sono calate dell’8,3% nel periodo luglio-settembre, ma ad ottobre c’è stata un’inversione di tendenza con un picco nell’ultima settimana del mese a +28%
I crediti alle imprese tornano a crescere a ottobre dopo la frenata nel terzo trimestre. Ebbene sì, dopo aver fatto segnare una crescita del +79,3% nel periodo aprile-giugno, sulla spinta anche delle misure di stimolo varate dal Governo per contenere gli impatti causati dall’emergenza sanitaria sull’economia reale, l’ultima rilevazione del Barometro CRIF mostra nel terzo trimestre dell’anno un calo dell’8,3% delle richieste di credito presentate dalle imprese italiane rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A partire dall’inizio di ottobre però, in concomitanza con l’aumento dei casi di contagio di Covid-19 e i timori di nuovi provvedimenti restrittivi, le imprese hanno ripreso a rivolgersi alle società di credito per soddisfare le proprie esigenze di liquidità, facendo toccare il picco nell’ultima settimana del mese (+28%).
A sostenere questo trend in particolare sono mutui immobiliari e presiti finalizzati mentre fidi, prestiti personali e carte di credito restano ancora distanti dai volumi registrati nel 2019 e secondo quanto emerge dal barometro l’importo medio dei finanziamenti richiesti si aggira intorno ai 72.084 euro, il valore più elevato degli ultimi due anni.
Sono le ditte individuali e le micro imprese a presentare più domande di finanziamento, se si considera che il 30,1% del totale ha riguardato la fascia al di sotto dei 5.000 euro. Allo stesso tempo, però, le richieste di importo superiore ai 50.000 euro arrivano a spiegare quasi il 17% del totale.
«In una fase caratterizzata da molteplici fattori di debolezza, è plausibile che quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti straordinari varati dal Governo si possa verificare un incremento dei crediti deteriorati – ha spiegato Simone Capecchi, executive director di CRIF. – Alla luce di questo, le aziende di credito dovranno da un lato essere in grado di non far mancare il loro supporto alle imprese, assecondando la loro voglia di ripartenza, ma al contempo dovranno anche avere la capacità di intercettare i primi segnali di criticità per evitare l’insorgere di insolvenze che potrebbero portare ad un veloce ritorno alle condizioni di pochi anni fa, quando i portafogli degli Istituti erano appesantiti da una massa impressionante di crediti deteriorati».
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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