
Secondo lo studio condotto dalla Uil, nel 2020 gli stipendi di 7 lavoratori di italiani sono diminuiti fino al 39%
Nel 2020 la cassa integrazione ha alleggerito, in media, gli stipendi di 7 milioni di lavoratori italiani di 1.243 euro netti pro-capite annui. Questo quanto è emerso da un’analisi condotta dal servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil che ha elaborato i dati Inps delle ore autorizzate di cassa integrazione salariale su cui sono state condotte le simulazioni.
A fronte di circa 4,3 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate nell’anno 2020 e al netto dell’Irpef nazionale e delle addizionali regionali e comunali, nelle tasche dei lavoratori mancherebbero un totale di 8,7 miliardi di euro. A causare queste perdite, secondo la segretaria confederale Uil Ivana Veronese, la riduzione dello stipendio e i mancati ratei di tredicesima e quattordicesima con un alleggerimento delle buste paga che va dal 9,6% al 39%.
«Nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali – sottolinea la Veronese – che si sta discutendo in questo momento, oltre che della necessità di velocizzare e semplificare le procedure, occorre tenere ben presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e della loro rivalutazione, fissati oggi per Legge, a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48 euro. Oltre all’innalzamento dei massimali» – prosegue – «la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici molto vicini allo zero».
Ad aggiudicarsi il triste primato è la Lombardia con una perdita delle retribuzione nette pari al 25,5% del totale nazionale (2,2 miliardi di euro), seguita dal Veneto dove i cassaintegrati perdono oltre 964 milioni di euro netti, dall’Emilia Romagna (840 milioni di euro netti) e dal Piemonte (745 milioni di euro netti).
di: Alessia MALCAUS
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