
Dopo un provvedimento di sequestro della Procura di Gorizia, si cercano ora i dispositivi acquistati dalla Cina che, secondo le analisi, filtrano 10 volte meno di quanto dovrebbero
È partita la caccia alle mascherine non funzionanti. Nei primi mesi dell’emergenza Covid-19 l’allora commissionario Domenico Arcuri avrebbe acquistato dalla Cina e distribuito nelle Asl di tutto il Paese circa 250 milioni di mascherine (ffp2 ed ffp3) che risulterebbero non filtrare a sufficienza. Dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Gorizia, si cercano ora i lotti incriminati.
L’inchiesta era stata aperta dopo che due laboratori, uno di Milano e uno di Torino, avevano analizzato le mascherine in giacenza da mesi nei magazzini delle Asl. Il responso era stato il medesimo: i dispositivi filtravano fino a 10 volte meno di quanto avrebbero dovuto. A fine marzo era quindi scattato il sequestro di circa 60 milioni di mascherine da parte della Guardia di Finanza di Gorizia.
Il decreto di sequestro dei pm di Gorizia indicano a rischio i seguenti lotti di mascherine: facciale Scyfkz N95, facciale Unech KN95, facciale Anhui Zhongnan, facciale Jy-Junyue, facciale Wenzhou Xilian, facciale Zhongkang, facciale Wenzhou Husai, mascherine filtranti Wenzin della Tongcheng Wenzin, mascherine Bi Wei Kang della Yiwu Biweikang, facciale Simfo KN95-Zhyi-Surgika, facciale Wenzhou Leikang, facciale Xinnouzi della Haining Nuozi Medical Equipement.
Ora le direzioni generali regionali stanno inviando circolari urgenti ad enti pubblici e privati del Sistema sanitario, a governatori e assessori per rintracciare e ritirare i dispositivi ancora presenti nelle strutture.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/IPP
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