L’Indian Premier League è il campionato di cricket più ricco del mondo
Non si ferma il torneo di cricket in India, la sesta competizione sportiva per valore economico dietro football americano e calcio europeo. Si tratta di un campionato di due mesi che non ha alzato bandiera bianca nonostante la grave ondata di coronavirus che ha infestato il Paese nelle ultime settimane, lasciandolo provato e in balia degli eventi, con picchi di contagi giornalieri di 300 mila, gli ospedali al collasso e senza ossigeno e i crematori in funzione, 24 ore su 24.
Eppure, l’Indian Premier League va avanti, con 8 franchigie indiane che si contendono i migliori giocatori del mondo. La finale dovrebbe essere disputata il 30 maggio a Ahmedabad e i grandi favoriti sono i campioni in carica del Mumbai Indians, cinque volte vincitori del titolo. Gli organizzatori hanno confermato il torneo, seppur a porte chiuse, con bolle bio-sicure e regole sulla quarantena. Ciò nonostante crescono le pressioni per lo stop, sia per sicurezza sia per rispetto verso le vittime. Tra i vari boicottaggi c’è quello del giornale New Indian Express, che ha sospeso la copertura del torneo finché la situazione non sarà tornata “normale”. Ma non solo: ci sono giocatori che hanno scelto autonomamente di abbandonare il torneo, come gli australiani Adam Zampa, Kane Richardson e Andrew Tye o la stella indiana dei Delhi Capitals, Ravi Ashwin.
Perché allora il cricket non viene temporaneamente sospeso? Per via del costo economico e delle ripercussioni che uno stop comporterebbe: i diritti televisivi da soli valgono 2,5 miliardi di dollari e l’Ipl permette di lavorare a migliaia di persone. Secondo il Governo inoltre sarebbe un modo per “distrarre” le persone chiuse in casa, uno svago insomma, offerto alle persone costrette in lockdown.
di: Micaela FERRARO
FOTO: AGI/AFP
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