
Per i figli, solo il meglio: nonostante il clima di ristrettezze, la voglia di risparmiare non si riflette sull’acquisto dei libri di testo, ampiamente preferiti nuovi di zecca piuttosto che di seconda mano
L’odore di libro nuovo continua ad avere i suoi estimatori anche in tempo di pandemia, non solo per quanto concerne la lettura di piacere, ma anche nel settore meno ricreativo dei testi scolastici.
Ci si aspettava, forse, un sintomatico, significativo aumento del ricorso all’usato più o meno sicuro da parte dei genitori impegnati negli acquisti del materiale scolastico per i propri figli, in parte per le remore suscitate dalla minaccia di un possibile ritorno alla didattica a distanza, in parte per gli eventuali inferiori fondi a disposizione per assicurarsi libri ancora incellofanati da pagare a prezzo intero.
Non è stato così, almeno considerando l’ultimo sondaggio effettuato da Skuola.net su una rappresentanza di alunni di scuola media inferiore e superiore, che ci restituisce l’immagine di scolaresche provvisti di testi nuovi di zecca, per poco più di un terzo addirittura per tutte le materie e per un ulteriore terzo se si considera l’acquisto parziale; leggermente diversa la situazione nel Meridione, maggiormente gravato dal peso della crisi, dove la percentuale si assesta comunque sul 64%.
Si tratta di una scelta dettata dalle direttive più o meno esplicite di insegnanti e dirigenti scolastici? Solo in misera parte, limitata al 5%: sottolineature, ghirigori e altri segni evidenti del passaggio dei precedenti proprietari risultano sgraditi al 43% dei giovani intervistati, mentre per il 26% si segnala una motivazione più pratica, legata alle potenziali differenze tra un’edizione e l’altra del medesimo testo, che può rendere più difficoltoso seguire lo svolgimento delle lezioni.
A patire non sono solo i rivenditori, però, ma anche i canali di commercio elettronico, a dimostrazione del fatto che per molti genitori resta oggi più affidabile l’adozione di tipologie di acquisto vecchio stampo, legate soprattutto alle tradizionali cartolibrerie – predilette dal 46% del campione – e alle grandi catene di distribuzione, di cui continua a servirsi, con una netta preferenza nelle regioni settentrionali, il 20% degli interpellati.
Il mancato boom del mercato dell’usato, tuttavia, è dovuto anche a motivi di carattere totalmente opposto: lo “sbarazzo” è ancora una formula inseguita dal 29% delle famiglie, che contano sull’aiuto di amici e parenti per vedersi ceduti gli stessi testi gratuitamente; alla seconda mano non restano che le briciole, poco meno di un terzo dei potenziali acquirenti – dato non insignificante ma comunque tendente al ribasso – che si rivolgono primariamente (il 36%) a librerie e affini, secondariamente (31%) alle famiglie di studenti passati alle classi successive e, in misura decisamente minore, alle sezioni dedicate all’usato dei negozi online (il 23%), a riprova del fatto che, per molti, rivolgersi alle piattaforme più “sperimentali” risulta ancora meno spontaneo.
di: Andrea BOSCO
FOTO: ANSA
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