
La crescita si registra su base trimestrale e su base annua. L’import registra un incremento tendenziale più marcato (+22,5%), mentre l’export segna +10,3%
Frena il commercio italiano, almeno a livello mensile. A settembre si registra una flessione congiunturale per entrambi i flussi con l’estero, più intensa per le importazioni (-1,7%) che per le esportazioni (-1,3%). La diminuzione su base mensile dell’export è dovuta al calo delle vendite sia verso l’area UE (-1,5%) sia verso i mercati extra UE (-1,0%). La stima del saldo commerciale a settembre è così pari a +2.454 milioni di euro, mentre era +6.039 nello stesso periodo del 2020.
La crescita si registra invece sia a livello trimestrale che tendenziale. Nel periodo luglio-settembre l’export cresce del 2,8%, mentre l’import evidenzia un incremento più marcato del 5,5%. Stesso discorso a livello annuo quando l’export vede un +10,3%, per effetto dell’aumento delle vendite sia verso l’area UE (+15,0%), sia verso i mercati extra UE (+5,2%), mentre le importazioni segnano un +22,5%, che interessa sia l’area UE (+15,7%) sia, in misura molto più ampia, l’area extra UE (+32,5%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si segnalano prodotti petroliferi raffinati (con una crescita del 121,6%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+15,5%), sostanze e prodotti chimici (+22,1%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,2%). Sono in calo le vendite di autoveicoli (-21,1%) e di mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-14,8%).
Su base annua i Paesi che contribuiscono in misura maggiore all’incremento dell’export nazionale sono Germania (con un aumento del 12,5%), Spagna (+21,4%), Belgio (+27,5%) e Francia (+8,8%). Risulta in diminuzione l’export verso Svizzera (-10,4%), Stati Uniti (-2,3%), Giappone (-8,9%) e Regno Unito (-1,7%).
di: Maria Lucia PANUCCI
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