Mentre i vari Parlamenti si muovono in autonomia, Von der Leyen rilancia il tema dell'”obbligo vaccinale” comunitario
In assenza (e, in alcuni casi, in attesa) di disposizioni comunitarie che livellino le normative anti-Covid in tutta Europa, i Paesi alle prese con il virus hanno già cominciato a prendere provvedimenti nazionali. Fra quelli più discussi sicuramente l’Austria, che sta per varare definitivamente l’obbligo di vaccinazione a partire da febbraio 2022, ma si avvicinano a questo obiettivo anche altri Paesi, dalla Grecia al Belgio.
Partiamo dall’Europa meridionale e andiamo in Grecia. Qui il premier Mitsotakis ha introdotto l’obbligo di vaccinazione per tutti gli over 60, presentandola come una “tassa sanitaria“. Chi si rifiuterà di ricevere il vaccino sopra questa fascia d’età verrà multato di 100 euro per ogni mese in cui viola la legge, a partire dal 16 gennaio. Le multe serviranno per finanziare le spese mediche e il personale degli ospedali. Il Governo ha ritenuto necessario imporre l’obbligo visto l’insufficiente tasso di vaccinazione: a novembre, nella fascia over 60, appena 60mila persone su 580mila avevano ricevuto una dose.
Tra i Paesi che si sono già mossi in termini di obbligo vaccinale anche l’Austria. Qui il Governo ha annunciato che imporrà la vaccinazione a partire dal primo febbraio 2022 e, anche in questo caso, la misura trova ragione nel basso tasso di popolazione vaccinata, attualmente il 70% circa. L’Assemblea federale austriaca sta lavorando alla bozza del provvedimento che potrebbe prevedere l’obbligo per tutta la popolazione residente nel Paese over 14, età dalla quale non sarebbe più richiesto il consenso genitoriale. In discussione anche le sanzioni: si parla di multe fino 3600 euro che potrebbero raddoppiare a 7200 euro per chi continui a rifiutare la vaccinazione anche dopo due solleciti ufficiali. Non sono escluse comunque specifiche disposizioni per modulare le sanzioni in base alla situazione patrimoniale del singolo.
Si parla di vaccini anche in Belgio, dove le autorità stanno valutando l’obbligo a partire dal primo febbraio 2022, da estendere alla sola categoria del personale sanitario o, come vorrebbero alcuni, a tutta la popolazione. In bilico anche la Germania; qui il cancelliere Scholz si è già detto favorevole all’obbligo, attualmente in vigore solo per l’esercito, ma il Parlamento si pronuncerà entro fine anno.
Il dibattito rimane aperto anche in Spagna dove attualmente il vaccino viene somministrato su base volontaria, ma non si esclude l’introduzione dell’obbligo per alcune categorie (nello specifico operatori sanitari e personale delle case di cura) sotto la spinta di cinque Regioni del Paese. La Francia, come l’Italia, prevede già l’obbligo per alcune categorie protette (personale sanitario, esercito e vigili del fuoco).
«La competenza sull’obbligo vaccinale è degli Stati membri, lo rispettiamo e non daremo raccomandazioni» ha dichiarato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che da un lato delega la scelta ai singoli Paesi, dall’altro sollecita la discussione nei parlamenti nazionali perché “bisogna aprire un dibattito su un approccio comune di cui l’Ue ha bisogno“.
di: Marianna MANCINI
FOTO: EPA/CLEMENS BILAN
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