Le multinazionali hanno annunciato la sospensione delle vendite del Paese
Dopo l’esplosione del conflitto, si allunga di ora in ora l’elenco delle aziende multinazionali che stanno sospendendo i loro servizi in Russia. Oggi anche PayPal ha annunciato l’interruzione delle sue attività nel Paese.
In prima linea in tal senso anche i colossi del tech; dopo Apple (qui) anche Microsoft e Samsung hanno annunciato la sospensione delle vendite in Russia.
Microsoft ha spiegato la decisione dicendosi “inorridita, arrabbiata e rattristata dalle immagini e dalle notizie provenienti dalla guerra in Ucraina“; l’azienda ha anche ribadito il suo impegno per garantire la “protezione della sicurezza informatica dell’Ucraina“.
Il blocco di Samsung è ancora più incisivo se si pensa che il colosso rappresenta il principale brand di smartphone in Russia, ricoprendo il 30% del mercato.
In una nota l’azienda ha annunciato di avere in programma “di sostenere attivamente gli sforzi umanitari in tutta la regione, compresi gli aiuti ai rifugiati. A tal fine, stiamo donando 6 milioni di dollari, tra cui 1 milione di dollari in prodotti di elettronica di consumo, nonché donazioni volontarie da parte dei nostri dipendenti“.
Alle big tech si è unito anche Inditex, titolare di vari marchi fra i quali Zara, Pull&Bear, Stradivarius, Oysho, Bershka, Massimo Dutti, Zara Home e Tempe. Il gruppo spagnolo ha “sospeso tutte le attività in Russia“, chiudendo i 502 negozi aperti nel Paese (dei quali 86 Zara) e il canale di vendita online.
Il mercato russo rappresenta l”8,5% dell’Ebit totale di Inditex, che ha già annunciato l’attuazione di un piano speciale di sostegno per gli oltre 9mila dipendenti in Russia.
Rimanendo nel settore dell’abbigliamento, anche la svedese Hennes and Mauritz aveva annunciato la sospensione temporanea delle vendite in Russia, seguita da Nike, Adidas, Mango, Burberry ed Hermes.
In giornata ha sospeso le vendite anche Tendam, proprietaria fra gli altri di Cortefiel, Women’secret, Springfield e Pedro del Hierro. La holding ha annunciato un abbandono graduale del Paese “garantendo la massima protezione” ai 400 dipendenti impiegati nel Paese.
di: Marianna MANCINI
FOTO: ANSA/EPA/YONHAP
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