
Oltre alle materie prime energetiche, Mosca primeggia anche per l’export di grano, metalli e “merci secretate”
Le sanzioni imposte alla Russia per l’invasione armata dell’Ucraina avranno, già nel medio periodo, pesanti conseguenze per l’economia di Mosca che proprio ora stava puntando all’espansione commerciale verso l’estero.
La maggior parte dell’export russo (per la precisione l’86,9%) si basa su Paesi che non facevano parte dell’Unione Sovietica, principalmente la Cina con cui l’interscambio tocca quota 112,4 miliardi di dollari. In seconda e terza posizione ci sono Germania e Paesi Bassi, rispettivamente per 46,1 miliardi e 37 miliardi di dollari di interscambio.
Seguono Stati Uniti (28,8 miliardi), Turchia (25,7 miliardi), Corea del Sud (24,4 miliardi) e Italia, settima a quota 23,7 miliardi. Il restante 13% dell’export russo è rivolto a Paesi della Comunità degli Stati indipendenti, che raccoglie 9 delle 15 ex repubbliche sovietiche; in particolare il commercio è rivolto a Bielorussia (13,4 miliardi) e Kazakistan (11,4 miliardi).
Per quanto riguarda i settori, più della metà dell’export russo è legato alle materie prime energetiche, precisamente il 53,8%. Basti pensare che Mosca è il primo esportatore di petrolio nel mondo: lo scorso dicembre il Paese vendeva 7,8 milioni di barili al giorno, di cui cinque milioni di greggio e condensato e 2,85 milioni di prodotti petroliferi raffinati.
Nell’ultimo anno, comunque, altri fattori endogeni ed esogeni avevano ridotto la portata delle esportazioni, facendo calare le forniture di benzina del 26,1% e quelle di greggi del 4,7%; questo bilancio negativo, relativo ai primi 10 mesi del 2021, è legato innanzitutto alle restrizioni alla produzione imposte dagli accordi Opec+ e in secondo luogo all’aumentare dei consumi interni al Paese.
Ci sono comunque altri settori nei quali l’export russo primeggia, a partire dal grano, di cui è Mosca è la prima esportatrice nel mondo. Sommando le sue forniture a quelle dell’Ucraina, si ottiene un terzo dell’approvvigionamento mondiale di cereali. Fra orzo e altri beni, le materie prime alimentari sono il 7,6% delle vendite totali della Russia all’estero.
C’è poi il mercato di concimi azotati e fosfati, nei quali la Russia detiene la medaglia d’argento al mondo. La produzione di potassio in particolare arriva a 7,2 milioni di tonnellate (rendendo Mosca il secondo produttore al mondo) e in totale i prodotti dell’industria chimica pesano per il 7,6% dell’export russo (dati nei primi 10 mesi del 2021).
Il comparto metallurgico occupa l’11,2% dell’export totale russo: Mosca è quinta al mondo per la produzione di acciaio dopo Cina, Giappone, India e Stati Uniti e l’export, in questo caso, era addirittura aumentato nel 2021 con un volume fisico del 13%.
A tutto questo si deve aggiungere una voce residuale relativa alle “merci secretate” citate nei dati del Servizio doganale federale russo. Armi, aerei, materiali nucleari e altri beni portano nelle casse russe 8,1 miliardi di dollari. In questo caso è interessante notare i principali acquirenti di armi dalla Russia: nel 2020 e nel 2021 la prima importatrice è stata l’Algeria, accompagnata da Cina, India e da diversi Paesi Nato, compresi Usa, Germania, Regno Unito ed Estonia.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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