
La crisi ambientale mette a rischio l’intero comparto agroalimentare e di approvvigionamento dell’acqua nel Paese
Se è vero che spesso si sottovaluta il costo economico e finanziario della crisi ambientale, l’impatto del cambiamento climatico sui conti degli Stati sta diventando sempre più evidente. È il caso ad esempio del Marocco che rischia di pagare cara la crisi idrica che sta attraversando, almeno 163 milioni di euro.
È questo l’ammontare del prestito chiesto dal Paese alla Banca Mondiale per far fronte alla peggior siccità degli ultimi 40 anni, complici una drastica diminuzione delle precipitazioni con conseguente calo delle riserve nelle dighe, almeno dell’89% in meno rispetto alla media annuale.
Il prestito avrà lo scopo di sostenere progetti agricoli sostenibili per migliorare concretamente i servizi di approvvigionamento idrico nell’agricoltura, sviluppando sistemi di irrigazione efficienti e facilitando l’accesso degli agricoltori a una consulenza tecnica in merito.
Proprio il settore agricolo e agroalimentare contribuisce per il 21% al Pil nazionale, coinvolgendo il 39% dell’occupazione. Le previsioni sulla crisi climatica in atto non lasciano ben presagire: si stima infatti che la siccità andrà a intensificarsi da qui al 2050 a causa di una diminuzione delle piogge prolungata (-11% sul lungo periodo) e di un aumento stimato delle temperature di +1,3 gradi.
Anche per questo il Marocco ha stanziato un programma di aiuti per il settore pari a un miliardo di euro che, però, da solo non è sufficiente a sostenere un comparto così rilevante per il Paese e che è stato integrato con questo prestito.
di: Marianna MANCINI
FOTO: PIXABAY
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