
Sui fondi pensione resta una situazione non equilibrata tra le adesioni di uomini e donne e regioni d’Italia
Nel 2021 gli iscritti ai fondi pensione erano 8,8 milioni, in crescita del 3,9% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge dalla relazione annuale di Covip, secondo cui i rendimenti del fondi pensione hanno beneficiato del buon andamento dei mercati finanziari nel 2021, “grazie alle iniziative messe in atto da governi e banche centrali per fronteggiare la pandemia“.
In particolare i fondi negoziali contano 3,4 milioni di iscritti, quasi 1,7 milioni sono gli iscritti ai fondi aperti e 3,4 milioni ai piani individuali pensionistici (pip) nuovi; circa 620 mila sono gli iscritti ai fondi preesistenti oltre a 321 mila aderenti ai vecchi pip.
Quanto alla raccolta, a fine 2021, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 213,3 miliardi di euro, in aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente. Un ammontare pari al 12% del Pil e al 4,1% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. I contributi incassati sono circa 17,6 miliardi di euro, mentre i contributi per singolo iscritto ammontano mediamente a 2.790 euro, con qualche criticità nell’ultimo periodo: 2,4 milioni di iscritti non hanno effettuato contribuzioni nel 2021 ed oltre un milione non versa contributi da almeno cinque anni.
Quanto ai divari di genere e generazionali, resta la situazione di disequilibrio. Gli uomini sono il 61,8% degli iscritti alla previdenza complementare. La distribuzione per età vede la prevalenza delle classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 50,3% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 31,9% ha almeno 55 anni. A livello geografico la maggior parte degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (57%).
«Nel 2021 il sistema ha complessivamente confermato una sostanziale capacità di tenuta, con un incremento del numero delle adesioni e dei flussi contributivi e richieste di prestazioni in linea con gli anni precedenti», ha affermato il presidente della Covip, Mario Padula, mostrando preoccupazione per una distribuzione qualitativa in cui “donne, giovani, lavoratori delle aree meridionali continuano a essere in modo preoccupante più assenti dal settore della previdenza complementare“.