Sono 249 le forme pensionistiche, con piani individuali nuovi
L’offerta, per quanto riguarda gli strumenti di previdenza complementare, in Italia “si compone di 349 forme pensionistiche: 33 fondi negoziali, 40 aperti, 72 Piani individuali pensionistici (Pip) “nuovi”, 204 fondi preesistenti“. Il numero delle forme pensionistiche operanti nel sistema “è andato progressivamente riducendosi, per effetto di operazioni di concentrazione, soprattutto nel settore dei fondi preesistenti“, un fenomeno “da considerare con favore, in quanto consente di realizzare miglioramenti di efficienza ed economie di scala, che possono tradursi in riduzioni dei costi e in innalzamento della qualità della gestione e dei servizi offerti agli iscritti“.
Sono le parole di Mario Padula, presidente della Covip, ascoltato in Commissione Bicamerale di controllo sugli Enti previdenziali. Padula ha anche sottolineato che “sulla base di stime ancora preliminari, alla fine del 2021 il totale degli iscritti alla previdenza complementare ha raggiunto circa 8,8 milioni“.
Per la Covip, Commissione di vigilanza sui fondi pensione, “l’impatto della pandemia è stato complessivamente lieve e solo temporaneo: si è osservato un rallentamento delle nuove adesioni e dei flussi contributivi nei mesi centrali del 2020, all’apice, quindi, delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria, ma successivamente il sistema ha riguadagnato le tendenze in essere prima della pandemia“. Da quanto emerge, per Padula, “il numero di iscritti ai fondi pensione nel nostro Paese corrisponde un totale di posizioni in essere a fine anno di circa 9,7 milioni, comprendendo anche le posizioni doppie o multiple che fanno capo allo stesso iscritto, posizioni che è necessario monitorare per avere un quadro più preciso della effettiva partecipazione alla previdenza complementare“.
«Nonostante il gran numero di fondi sanitari operanti sul mercato – prosegue, – il settore dei fondi sanitari integrativi non è ancora adeguatamente regolato, né efficacemente vigilato. In tale contesto risulta necessario disporre di un adeguato sistema dei controlli, volto a presidiare la sana e prudente gestione dei fondi sanitari, ad assicurare appropriati standard di trasparenza e correttezza dei comportamenti degli operatori, nonché ad individuare e contrastare eventuali condotte elusive, o scorrette rispetto alle finalità da perseguire; finalità che giustificano anche i benefici fiscali attribuiti».
di: Flavia DELL’ERTOLE
FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
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