
Tanti i nodi da sciogliere sul tavolo del Ministero delle Imprese che dal 18 aprirà i confronti con le parti sociali
Il 2023 sarà l’anno della resa dei conti per moltissimi impianti industriali in Italia alle prese con dure lotte sindacali contro il licenziamento di migliaia di lavoratori. Dall’automotive alla siderurgia al campo degli elettrodomestici, sul tavolo del ministro delle Imprese Adolfo Urso non mancano i dossier.
Il Ministero ha già convocato un vertice per il 18 gennaio con i sindacati del comparto metalmeccanico, mentre il 19 sarà il giorno del confronto con i dipendenti dell’ex Ilva. Non solo posti di lavoro: da Fim, Fiom e Uilm si alza a gran voce soprattutto la richiesta di una strategia industriale di medio termine che possa tracciare una strada certa nei prossimi anni.
Quanto al metallurgico, il settore “non vive una condizione univoca – come spiega il segretario generale Fiom Michele De Palma: – ci sono aziende che hanno gestito gli aumenti di produzione e altre che registrano una decrescita dei livelli produttivi“, spiega, aggiungendo che “tutte hanno bisogno di programmazione. è indispensabile una discontinuità nell’azione del governo. È inaccettabile che non ci sia un piano per la siderurgia e per l’automotive, due assi principali per un paese che vuole dirsi industriale“.
Grandi passi si aspettano anche dall’incontro con l’Ilva, i cui lavoratori hanno rimandato lo sciopero inizialmente indetto per il 19, pur confermando l’11 l’appuntamento a Roma davanti al Ministero dello Sviluppo Economico. Confermato invece lo sciopero di Fiom, Uilm e Usb per il 10 gennaio. Attualmente dei dipendenti Ilva circa tremila sono in cig e 1.700 sono in cigs, ma i sindacati chiedono anche manutenzione ordinaria e straordinaria per gli impianti, di cui si denunciano le condizioni pessime. Male anche la produzione: alla fine dell’anno si sono raggiunte solo tre milioni di tonnellate di acciaio, rispetto ai 6 milioni promessi.
Sul tavolo anche il nodo Jsw, dove il 41% dei dipendenti sono già in cassa integrazione e per la quale si attendono offerte vincolanti per l’acquisizione di quattro stabilimenti Sanac, in amministrazione straordinaria dal 2015. C’è poi la questione Whirpool, in attesa di un piano industriale per il 2023 e dell’ultima parola della multinazionale anche sugli altri stabilimenti italiani.
Nella componentistica c’è attesa per l’ex Gkn fiorentina, con l’Inps che a fine anno ha respinto la domanda di Cigo per il 2022 aprendo però la possibilità alla cigs, e per Electrolux, con oltre 300 esuberi in arrivo nei vari stabilimenti, in particolare a Forlì e Porcia. Mancano all’appello anche 286 rinnovi in Epta negli stabilimenti di Belluno e di Padova.
Ancora problematiche si rilevano nello stabilimento Wartsila di Trieste dove si attende un piano industriale triennale dopo l’accordo sulla revoca dei licenziamenti; deadline: 31 gennaio. C’è attesa anche per la Bosch di Bari, la Lear di Torino, la Vitesco Technologies di Pisa.