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Lavoro

Pensioni, chi avrà la rivalutazione e chi no

Giulia Guidi
18 Febbraio 2023
Pensioni, chi avrà la rivalutazione e chi no
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I dettagli dell’Inps sulla rivalutazione pensionistica al via a marzo: per ogni fascia c’è una percentuale e c’è chi non avrà nulla in più Buone notizie per i pensionati, ma […]

Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine di archivio. ANSA/CIRO FUSCO

I dettagli dell’Inps sulla rivalutazione pensionistica al via a marzo: per ogni fascia c’è una percentuale e c’è chi non avrà nulla in più

Buone notizie per i pensionati, ma non per tutti. Nel mese di marzo 2023, a chi ne ha diritto verrà infatti pagata la rivalutazione della pensione rispetto all’inflazione e saranno corrisposti anche gli arretrati dei mesi scorsi. Un assegno più ricco, quindi, ma solo per alcuni.

L‘Inps ha spiegato che chi ha un reddito da pensione superiore a 2.101,52 euro, cioè quattro volte il trattamento minimo, a marzo riceverà la rivalutazione piena al 100% della pensione rispetto all’inflazione, sulla base delle percentuali inserite nella legge di bilancio. Inoltre, verranno anche pagati gli arretrati delle rivalutazioni delle pensioni relativi ai mesi di gennaio e febbraio. Le pensioni di marzo, secondo il calendario dei pagamenti, verranno accreditate a partire da mercoledì 1° marzo 2023.

Ma quali sono, nel dettaglio, le fasce di importo dei trattamenti pensionistici e le relative modalità di rivalutazione?

In questa circolare, l’Inps ricorda anche le percentuali nel dettaglio. Chi ha un reddito da pensione fino a quattro volte il minimo ha già ricevuto l’assegno maggiorato del 7,3% da gennaio. Chi ha un reddito tra le quattro e le cinque volte il minimo, invece, lo vedrà rivalutato dell’85% del 7,3%, ovvero del 6,205%. Chi può contare su un reddito da pensione tra le cinque e le sei volte il trattamento minimo, quindi da 2.626,91 a 3.152,28 euro, riceverà solo il 53% dell’inflazione: pari, cioè, a una rivalutazione del 3,869%. Le percentuali di rivalutazione, ricorda l’istituto nazionale di previdenza sociale, scendono all’aumentare dell’importo della pensione (insieme dei redditi pensionistici), fino ad arrivare al 32% di rivalutazione per chi ha assegni superiori a dieci volte il minimo (cioè 5.253,81 euro al mese), con il recupero rispetto all’aumento dei prezzi del 2,336%.

Di seguito, in sintesi, tutte le fasce di reddito individuate nella legge di bilancio per la rivalutazione:

  • 85% per le pensioni pari o inferiori a 5 volte il minimo tra 2.101,52 e 2.625 euro;
  • 53% per le pensioni pari o inferiori a 6 volte il minimo tra 2.626 e 3.152 euro;
  • 47% per le pensioni pari o inferiori a 8 volte il minimo tra 3.153 e 4.203 euro;
  • 37% per le pensioni pari o inferiori a 10 volte il minimo tra 4.204 e 5.253 euro;
  • 32% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo oltre 5.254 euro.

Per la determinazione dell’importo complessivo da prendere a base della perequazione vengono considerate le prestazioni memorizzate nel casellario centrale delle pensioni, erogate da enti diversi dall’Inps e per le quali è indicata l’assoggettabilità al regime della perequazione cumulata, e le prestazioni erogate dall‘Inps.

Sono escluse le prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative (Vobis, Iobis, Vmp e Imp), pensioni a carico del Fondo clero ed ex Enpao (Cl e Vost), indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale (Indcom), che vengono perequate singolarmente. Sono escluse da questa perequazione anche le prestazioni a carattere assistenziale (As, Ps e Invciv) e le pensioni che usufruiscono dei benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, che vengono rivalutate singolarmente e con criteri propri.

Sono escluse dalla perequazione, aggiunge l’Inps, anche le prestazioni di accompagnamento alla pensione come l’Ape social, che non vengono rivalutate per tutta la loro durata.

L‘Inps, inoltre, ricorda che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2022 è determinata in misura pari a +7,3% dal 1° gennaio 2023, “salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo”.

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