
Il dato è congiunturale. Su base annua l’export cresce del 20,3% mentre l’import registra una flessione dell’1%. Il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è negativo a gennaio
Segnali contrastanti arrivano dal commercio italiano. A gennaio si registra un lieve aumento congiunturale per le esportazioni (+0,7%), dopo la battuta di arresto di dicembre, e una marcata flessione per le importazioni (-9,7%), in diminuzione per il quinto mese consecutivo.
L’incremento su base mensile dell’export riguarda tutti i raggruppamenti principali di industrie, a esclusione di energia (-12%) e beni strumentali (-9,2%), ed è spiegata soprattutto dall’aumento delle vendite di beni intermedi (+9,6%). Per l’import la flessione congiunturale è generalizzata e più ampia per energia (-19,4%).
Su base annua l’export cresce del 20,3% dopo il +18,2% di dicembre. A fare da traino in questo caso sono i beni di consumo non durevoli (+36,1%) e beni intermedi (+28,4%). L’import registra invece una flessione tendenziale dell’1%, dovuta alla diminuzione degli acquisti di beni di consumo durevoli (-13,4%) e beni intermedi (-10,2%).
Le esportazioni riguardano principalmente la Cina (+137,5%), Turchia (+46,9%) e paesi OPEC (+26,2%). Si amplia la flessione dell’export verso la Russia (-37,0%); in calo anche le vendite verso il Giappone (-13,7%).
A gennaio 2023 il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è negativo e pari a -1.359 milioni. Il deficit energetico (-7.488 milioni) è di poco inferiore rispetto a un anno prima (-7.556 milioni) mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 2.272 milioni di gennaio 2022 a 6.129 milioni di gennaio 2023.
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