
Secondo il sindacato, le offerte di Cdp e Kkr per la rete, si legge in una nota, rischiano “di indebolire” sia le attività che si vogliono acquisire che quelle restanti in pancia a Tim
La Fistel-Cisl ribadisce la sua contrarietà “allo smembramento di Tim” per ragioni sia “di carattere industriale”, in quanto “il Paese perderebbe la capacità di rendere universale la connettività”, sia “di carattere sociale” in quanto “si creerebbero decine di migliaia di esuberi”.
Le offerte di Cdp e Kkr per la rete, si legge in una nota, rischiano “di indebolire” sia le attività che si vogliono acquisire che quelle restanti in pancia a Tim, su cui “graverebbero 14 miliardi di euro di debito” che “renderebbero ingestibile la continuità dei business” generando “migliaia di esuberi e seri problemi di tenuta sociale”.
“La prospettiva che si sta delineando negli ultimi giorni con l’offerta di 18 miliardi di Cdp-Equity e del fondo Macquarie e quella di 20 miliardi del fondo Kkr rischia di indebolire sia gli asset che si vogliono acquisire, Netco Rete e Sparkle, e sia gli asset che resterebbero in Tim, Enterprise e Consumer”, afferma il sindacato ricordando che “su questa operazione incombe la gestione del debito che ammonta a 22 miliardi netti e solo 8 miliardi dell’offerta sarebbero destinati alla riduzione”.
Così, sugli asset che resterebbero in pancia a Tim “di fatto graverebbero 14 miliardi di euro di debito che nell’attuale condizione di mercato e con i tassi di interesse in forte crescita, renderebbero ingestibile la continuità dei business e genererebbero migliaia di esuberi e seri problemi di tenuta sociale”, conclude la nota.
(foto IMAGOECONOMICA)