
L’attuale presidente di Acciaierie d’Italia, al vertice della compagnia telefonica per due volte, dice la sua sulla divisione in rami
Con la separazione della rete Tim dai servizi oggi prevista dal piano industriale con la creazione di una NetCo “mi sembra che arrivi a compimento un processo che probabilmente andava fatto tanti anni prima”. Lo dice, conversando con l’Adnkronos, Franco Bernabè (nella foto), oggi presidente di Acciaierie d’Italia, che per due volte è stato alla guida della società telefonica (l’ultima dal 2007 al 2013).
Che la rete di Tim torni in una orbita pubblica, come sarebbe se l’offerta messa a punto da Cdp con il fondo Macquarie andasse a buon fine, è auspicabile? “Al punto in cui siamo è inevitabile, più che auspicabile. Inevitabile – spiega il manager – perchè due reti in competizione di quel tipo lì non sopravvivono, hanno problemi tutti e due; bisogna ridare spazio finanziario e di crescita alla rete oggi. Non si possono duplicare gli investimenti”.
“Io sono stato il primo ad ipotizzare una separazione della rete” di Tim dai servizi, ricorda Bernabè, con la creazione di “Open Access, che era l’isolamento della rete all’interno di Tim: poi avevo previsto di fare la società”.
Open Access venne creata nel 2008 per gestire in modo indipendente tutta la rete d’accesso, in maniera completamente separata dalle funzioni commerciali del Gruppo. Bernabè, autore con Massimo Gaggi del libro “Profeti, oligarchi e spie” (Feltrinelli) sull’era del capitalismo digitale, indica la necessità di un ripensamento della politica dell’Europa.
“L’Europa ha ammazzato le telecomunicazioni con una politica industriale che era l’opposto di quello che facevano gli Usa e la Cina, con l’unico obiettivo di ridurre i costi per i consumatori, arrivando a cifre che sono ridicole data la qualità dei servizi che sono erogati, costringendo gli operatori a fare un sacco di investimenti senza ritorno”. Ora “dipende da cosa vogliamo: un’industria tecnologica europea oppure abbassare i prezzi sino al limite della sopravvivenza per le industrie che operano in questo settore” conclude.
(foto IMAGOECONOMICA)