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Economia

Cgia: “La spending review è un fallimento”. Spesa pubblica in impennata

Giulia Guidi
15 Aprile 2023
Cgia: “La spending review è un fallimento”. Spesa pubblica in impennata
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Per l’associazione degli artigiani di Mestre, dunque, non si riesce a spendere completamente i fondi di coesione europea o quelli previsti dal Pnrr, ma per mantenere in moto la macchina […]

Per l’associazione degli artigiani di Mestre, dunque, non si riesce a spendere completamente i fondi di coesione europea o quelli previsti dal Pnrr, ma per mantenere in moto la macchina pubblica si sborsa sempre di più

Per anni si è parlato di spending review, ovvero del contenimento della spesa necessaria per il funzionamento della Pubblica Amministrazione (PA), ma i risultati conseguiti sono stati deludenti. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

Se dal 1995 i consumi intermedi sono in costante crescita, negli ultimi 10 anni hanno subito un’impennata addirittura del 27% (in valore assoluto pari a +24,3 miliardi di euro), mentre l’inflazione, sempre in questo stesso periodo, è salita del 14%. Per l’associazione degli artigiani di Mestre, dunque, non si riesce a spendere completamente i fondi di coesione europea o quelli previsti dal Pnrr, ma per mantenere in moto la macchina pubblica si sborsa sempre di più. Nel 2022 si è arrivati alla spesa record di 115 miliardi di euro.

I 115,2 miliardi euro dello scorso anno sono un importo che è più del doppio dei 51,5 miliardi che la pubblica amministrazione ha speso l’anno scorso per gli investimenti che servono a realizzare o implementare i servizi (impianti e macchinari nell’istruzione, sanità, trasporti), costruzioni e opere di pubblica utilità (ospedali, scuole, asili, infrastrutture viarie) e ad acquisire prodotti di proprietà intellettuale (ricerca e sviluppo, software).

Per la Cgia, va comunque sottolineato che a spingere in alto i costi di mantenimento, in particolar modo negli ultimi anni, ci ha pensato il Covid e, recentemente, anche il caro bollette.

Con l’avvento della pandemia, ad esempio, tra il 2020 e il 2021 la spesa sanitaria è salita di 4 miliardi di euro, mentre le altre principali voci in uscita non hanno subito variazioni significative. Rispetto ai principali Paesi UE, la spesa per il funzionamento della nostra pa era nel 2021 pari al 6,2% del Pil, in linea con quella tedesca (6,3%), ma leggermente superiore a quella spagnola (5,9%) e decisamente più elevata di quella francese (5,1%). Rispetto a tutti gli altri Paesi analizzati, l’Italia si differenzia per una spesa dei consumi intermedi della sanità particolarmente elevata (2,5% del Pil), rispetto a quella spagnola (2%), francese (1,1%) e, in particolar modo, tedesca (0,8%).

Dalla disaggregazione delle principali voci di spesa dei consumi intermedi, si scopre che nel 2021 (ultimo anno in cui questi dati sono disponibili), i servizi ospedalieri (acquisto di beni e servizi del sistema sanitario) ammontano a 19,8 miliardi, i servizi ambulatoriali (acquisto beni e servizi delle strutture non appartenenti al sistema ospedaliero) e la protezione ambiente (gestione dei rifiuti) entrambi con 10,1 miliardi di euro. I prodotti medicinali, le attrezzature e gli apparecchi terapeutici sono costati 7,7 miliardi, mentre le spese per l’amministrazione, il funzionamento e il supporto degli organi esecutivi e degli organi legislativi, fiscali, ammontano a 6,1 miliardi.

Per la Cgia di Mestre, le prime dieci voci di spesa dei consumi intermedi incidono per il 70% circa del totale.

(foto SHUTTERSTOCK)

  • cgia
  • spending rewiev

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