
Il ministro degli esteri Ue spiega che la pressione sui paesi terzi è legittima, tuttavia “dobbiamo procedere con cautela ed evitare di inimicarci paesi che non sono soggetti al diritto europeo”
Dopo il via libera del G7 a “ulteriori sanzioni e misure per aumentare i costi per la Russia e per chi la sostiene” nella guerra in Ucraina, e dopo che gli Usa hanno già annunciato nuove misure che colpiscono beni e servizi importanti per il complesso industriale e militare russo, non è detto che i ministri degli esteri europei lunedì trovino un’intesa sull’undicesima serie di sanzioni: sul tavolo c’è tra l’altro la proposta di stringere le maglie su 8 società cinesi. Lo riferisce l’Ansa.
Certamente, i capi di stato e di governo del G7 hanno usato sì parole ferme contro l’elusione delle sanzioni e le varie triangolazioni grazie alle quali affluiscono alla Russia materiali che possono essere usati per rafforzare i dispositivi militari e comunque alleviare il peso delle sanzioni Ue, tuttavia c’è ancora molta prudenza e circospezione per non inimicarsi il fronte dei “paesi terzi” a partire dall’India ma anche a partire dalla Cina.
Il G7 ha deciso per ora di limitarsi a lanciare un allarme invitando i “paesi terzi” a “cessare immediatamente di fornire supporto materiale all’aggressione della Russia a meno di affrontare costi significativi”, senza tuttavia specificarne la natura.
Il tutto mentre il “ministro” degli esteri Ue Josep Borrell spiega che la pressione sui paesi terzi è legittima, tuttavia “dobbiamo procedere con cautela ed evitare di inimicarci paesi che non sono soggetti al diritto europeo” e “spesso la risposta sta a casa”. Cioè in Europa.
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Una delle novità emerse dalla riunione del G7 è l’apertura di una partita sui diamanti allo scopo di ridurre le entrate che la Russia trae dall’esportazione: materia delicata perché ci sono di mezzo potenze come India, Emirati Arabi Uniti e Qatar, non solo il Belgio che finora ha bloccato qualsiasi iniziativa europea in questo campo.
L’India non applica sanzioni contro la Russia, lavora i diamanti russi e poi li esporta sotto etichetta “Made in India” anche negli Stati Uniti. Il G7 indica che continuerà a “a lavorare a stretto contatto per limitare il commercio e l’uso di diamanti estratti, lavorati o prodotti in Russia e ci impegneremo con partner chiave allo scopo di garantire l’effettiva attuazione di future misure restrittive coordinate, anche attraverso tecnologie di tracciamento”. Quantomeno la porta al tracciamento del percorso dei diamanti è schiusa.
La prudenza sull’aggiramento delle sanzioni contro la Russia è evidente nei passaggi del comunicato finale su questa parte del vertice di Hiroshima: “Stiamo collaborando con paesi terzi attraverso i quali beni, servizi o tecnologie del G7 soggetti a restrizioni possono essere forniti alla Russia per rafforzare la comprensione delle misure del G7 da parte dei paesi terzi. Prendiamo atto e incoraggiamo gli impegni assunti da questi paesi per garantire che le nostre misure non siano eluse e abbiano l’effetto previsto. Ribadiamo il nostro invito alle terze parti a cessare immediatamente di fornire supporto materiale all’aggressione della Russia a meno di affrontare gravi costi. Rafforzeremo il nostro coordinamento per prevenire e rispondere alle terze parti che forniscono armi alla Russia e continueremo ad agire contro soggetti di paesi terzi che sostengono materialmente la guerra della Russia”. In realtà sono prese di mira le “terze parti”, cioè imprese, non direttamente i paesi terzi.
In Europa la discussione degli ultimi giorni ha riguardato la scelta: si punta ai paesi o si punta alle imprese coinvolte nelle “triangolazioni” specie di beni high-tech che possono essere utilizzati per uso militare. La posizione tedesca è stata ferma su questo: i poteri Ue antielusione devono limitarsi a mirare le imprese e riguardare una serie limitata di beni. L’idea è includere nei contratti di fornitura l’indicazione che quanto commerciato non può essere destinato alla Russia.
Interessante che proprio a riunione del G7 in corso, il Servizio diplomatico della Ue abbia pubblicato una lunga analisi dell’Alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza Josep Borrell, che fa il punto sulla questione generale delle sanzioni contro le “triangolazioni”.
È un’analisi che parte da un dato oggettivo: le decisioni Ue vincolano solo gli operatori economici, i soggetti Ue, non sono “extraterritoriali”. Né la Ue ha deciso finora – almeno chiaramente – di compiere un salto cominciando a usare il diritto europeo come un’arma di guerra economica, che poi è stato il modello storicamente perseguito dagli Stati Uniti anche a detrimento delle imprese europee.
(foto SHUTTERSTOCK)