
E’ la prima volta che un ex presidente si trova a dover affrontare un’incriminazione per reati federali. 7 quelli contestati
La notizia era nell’aria ed ora è arrivata l’ufficialità. Donald Trump è stato incriminato per i documenti trafugati alla Casa Bianca. A dare l’annuncio è stato lui stesso con un post sul suo social Truth fra il silenzio del Dipartimento di Giustizia e del procuratore speciale Jack Smith che indaga sull’ex presidente Usa.
7 sono i reati contestati tra cui le false dichiarazioni e la cospirazione per ostruire la giustizia, oltre all’aver trattenuto volontariamente documenti che andavano consegnati ai National Archives.
Per il tycoon, che dovrà presentarsi martedì al tribunale di Miami, si tratta della seconda incriminazione in pochi mesi, dopo quella per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels. E soprattutto di una prima storica: diventa il primo ex presidente nella storia americana ad affrontare delle accuse a livello federale.
«Sono stato convocato dalla corte federale di Miami martedì alle 3 di pomeriggio – ha scritto in serata. – Non ho mai pensato che fosse possibile che una cosa del genere potesse succedere a un ex presidente degli Stati Uniti, che ha ricevuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia del nostro Paese. E che attualmente stacca nettamente tutti i candidati, Democratici e Repubblicani, nei sondaggi per le elezioni presidenziali del 2024. Io sono un uomo innocente!».
Poco dopo, dal golf club di Bedminster, in New Jersey, Trump ha pubblicato un video di circa quattro minuti, in cui ha ribadito la sua difesa. «Sono un uomo innocente – ha commentato – sono una persona innocente, non ho commesso niente. È la più grande caccia alle streghe della storia, mi stanno perseguitando perché guido i sondaggi per le elezioni presidenziali». Trump ha accusato il dipartimento Giustizia e l’Fbi di aver “armato la giustizia” per colpire un avversario politico e “falsare le prossime elezioni“.
L’indagine sulle carte segrete di Trump è iniziata nel 2021, quando gli Archivi nazionali hanno notato che l’ex presidente non aveva consegnato tutti le carte all’uscita della Casa Bianca. Ne è partito un contenzioso sfociato poi nella perquisizione dell’Fbi a Mar-a-Lago lo scorso anno e, ora, nell’incriminazione. La Casa Bianca non commenta le accuse, mantenendo così la linea del silenzio sposata da Joe Biden.
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