
Il tavolo è convocato per domani mattina dal ministero del Lavoro con il ministero della Salute, Inl, Inps, Inail e le associazioni datoriali e sindacali.
Emergenza caldo sul lavoro, in arrivo il protocollo. Il testo sarà sul tavolo del nuovo confronto tra governo e parti sociali, convocato per domani mattina dal ministero del Lavoro con il ministero della Salute, Inl, Inps, Inail e le associazioni datoriali e sindacali.
La bozza del “protocollo condiviso per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro” parte dagli effetti del cambiamento climatico in corso e stabilisce i punti per adeguare i modelli organizzativi (gli orari, i turni, le pause), tutelare la salute e la sicurezza (anche con i dispositivi di protezione ad hoc) e contenere così i rischi delle ondate di calore. Come si fece per il Covid nel 2020, con il protocollo che fu poi recepito nel Dpcm.
Anche in questo caso i contenuti dell’intesa tra le parti potrebbero essere inseriti in un decreto o comunque “in una norma legislativa”, rimarca il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Parallelamente l’attesa è per un ulteriore intervento sulla cassa integrazione ordinaria per gli eventi meteo: sul tavolo la possibilità di riconoscere la cigo per tutti i settori, conteggiata ad ore ed esclusa dal computo complessivo. Ma per fare questo è necessario definire la copertura. Cgil e Uil rimarcano intanto l’urgenza di provvedimenti immediati: “Non vorrei che la discussione su un protocollo rischi di allungare i tempi, perché il caldo c’è in questi giorni e bisogna intervenire ora”, sostiene Maurizio Landini. “Se parlando di protocolli aspettiamo settembre, ci dovremo preoccupare del freddo”, afferma Pierpaolo Bombardieri.
I sindacati chiedono anche di intervenire sulla temperatura dalla quale far scattare la cassa. Nella circolare Inps, il ricorso alla cig per ‘eventi meteo’ è possibile quando le temperature risultino superiori ai 35 gradi. Ma ci sono delle deroghe, per cui è possibile attivarla anche sotto i 35 gradi se si lavora sotto il sole o se l’umidità aumenta la temperatura percepita rispetto a quella rilevata. La Uil chiede ad esempio che l’asticella scenda a 33 gradi.
Sul tavolo anche un eventuale ritorno allo smart working emergenziale laddove compatibile, come ai tempi del Covid, ma che in molti casi non riguarda le categorie di lavoratori più esposti: edilizia, agricoltura, ma anche trasporti e logistica, dagli operai ai rider.
Nella bozza del protocollo si affrontano diversi punti che vanno dalla valutazione dei rischi e dei fattori di rischio, legati all’età, alla presenza di patologie croniche e alle mansioni svolte, alla sorveglianza sanitaria e alla riorganizzazione dei turni.
Il datore di lavoro – si prevede tra l’altro – sulla base della valutazione dei rischi, interviene per “eliminare o ridurre l’esposizione diretta dei lavoratori alle alte temperature o percepite tali”, pianificando pause frequenti e attività in giorni o orari più freschi, o prevedendo anche interruzioni in casi estremi. I lavoratori con patologie o specifiche indicazioni nel giudizio di idoneità del medico competente aziendale dovranno essere impiegati in attività più leggere e con maggiori pause. Il datore di lavoro, viene inoltre previsto, deve consegnare indumenti da lavoro e Dpi (Dispositivi di protezione individuale) “adeguati alle alte temperature“. Un capitolo viene dedicato all’informazione e alla formazione, alla vigilanza e al monitoraggio preventivo delle condizioni meteo.
(foto ANSA)