
Pubbblicata la “Nota sulla congiuntura di ottobre 2023” da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che rileva un picco nelle difficoltà di accesso al credito
L’Ufficio parlamentare di bilancio nella “Nota sulla congiuntura di ottobre 2023″ dice che «nel complesso del 2023, grazie anche a un graduale miglioramento della dinamica produttiva nell’ultimo scorcio dell’anno, il Pil aumenterebbe dello 0,8 per cento, come già prefigurato in occasione dell’esercizio di validazione delle previsioni dell’ultima Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef). Nel medio termine, i rischi delle previsioni sono al ribasso. I potenziali shock avversi sul quadro internazionale si affiancano in ambito nazionale alle criticità sull’avanzamento delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».
«Sulla base dei modelli dell’Upb – si legge in particolare nel documento – nel terzo trimestre il Pil dell’Italia sarebbe variato in misura contenuta: in lieve flessione secondo le indicazioni delle inchieste qualitative o in recupero moderato sulla base degli indicatori di offerta».
Inoltre, «le indagini qualitative continuano a prefigurare un’attenuazione delle attese inflazionistiche. Si attende una decisa flessione dell’inflazione di ottobre, grazie a un rilevante effetto base, legato all’impennata osservata lo scorso anno sui beni energetici; tale flessione dovrebbe interessare maggiormente l’Italia rispetto ai partner europei. L’effetto potrebbe essere attenuato dalle nuove tensioni in Medio Oriente».
«L’inflazione – si legge in particolare nel documento – continua a ridursi e rallentano per la prima volta dopo quasi due anni i prezzi dei beni alimentari, che tuttavia restano su livelli elevati. Nel complesso la variazione acquisita dei prezzi al consumo per il 2023 rimane stabile, sia per la componente generale (5,7%) sia per quella di fondo. Il differenziale di inflazione italiano rispetto all’area dell’euro si sta ridimensionando rispetto all’inizio dell’anno, scendendo allo 0,9% nel terzo trimestre dall’1,5 del primo. Se si escludono alcune voci più erratiche e includendo il dato di ottobre in deciso calo, la dinamica di fondo in Italia è inferiore a quella dell’area dell’euro».
La difficoltà di accesso al credito, tra la fine del 2022 e l’avvio del 2023, “ha raggiunto un nuovo picco storico, pressoché analogo a quello registrato nel 2008″, dato rilevato grazie al «nuovo indicatore sull’accesso al credito che utilizza una combinazione di dati quantitativi e qualitativi pubblicamente disponibili, calcolato per l’economia italiana nel periodo compreso tra il primo trimestre 2008 e il terzo del 2023».
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«L’indicatore contrassegna la recessione del 2008-09 come l’episodio più severo di difficoltà nell’accesso al credito sperimentato dall’economia italiana nell’ultimo quindicennio. Alla fase di recupero che ha interessato il 2010 è corrisposta un’offerta di credito relativamente espansiva fino al secondo episodio recessivo nel periodo 2012-14, culminato con l’esplosione della crisi del debito sovrano. L’indicatore si è poi collocato su valori contenuti, confermando che gli ostacoli nell’ottenimento di finanziamenti bancari sono meno stringenti nei periodi di crescita economica sostenuta o di politica monetaria accomodante» conclude.
(foto IMAGOECONOMICA, Lilia Cavallari, pres. Ufficio parlmentare bilancio)