
Il Dipartimento di giustizia, che ha aperto il processo contro Google, intende provare se la società ha agito illegalmente per mantenere il proprio dominio sulla ricerca online e su parti della pubblicità associata alla ricerca
Il ceo di Google, Sundar Pichai (nella foto), ha testimoniato al processo avviato dal governo degli Stati Uniti contro la big tech, accusata di aver abusato della posizione dominante del suo famoso motore di ricerca. Interrogato dal suo avvocato nel procedimento Pichai ha criticato il browser di Microsoft, sostenendo che la società di Gates non era interessata allo sviluppo di Bing quando fu lanciato, mentre Alphabet (casa madre di Google) ha creato un sistema di ricerca sicuro e facile da usare rispetto ad altri concorrenti.
Il Dipartimento di giustizia, che ha aperto il processo contro Google, intende provare se la società ha agito illegalmente per mantenere il proprio dominio sulla ricerca online e su parti della pubblicità associata alla ricerca.
Nel controinterrogatorio, il Dipartimento probabilmente chiederà conto dei miliardi di dollari pagati ogni anno ai produttori di smartphone come Apple e agli operatori wireless come AT&T per usare l’impostazione predefinita del motore di ricerca sui loro dispositivi.
Il procedimento, che dovrebbe durare almeno dieci settimane, coinvolgerà un gran numero di testimoni e dovrà stabilire se, come sostiene l’Antitrust americana, Google ha pagato i maggiori produttori di smartphone per inserire di default il proprio motore di ricerca nei loro dispositivi. I pubblici ministeri statunitensi sostengono che Google paghi più di 10 miliardi di dollari all’anno per questo.
«Questo caso riguarda il futuro di Internet e se il motore di ricerca di Google dovrà mai affrontare una concorrenza significativa», ha dichiarato il legale del Dipartimento di Giustizia, Kenneth Dintzer, nell’arringa di apertura. Dintzer ha aggiunto che il gruppo tecnologico nel 2010 ha iniziato a “mantenere illegalmente” il monopolio che aveva stabilito.
Attualmente Google rappresenta circa l’89% del mercato delle ricerche su Internet.
(foto ANSA)