
Tra 14 giorni, se un accordo non sarà stato raggiunto, i lavoratori di porto e camionisti danesi si rifiuteranno di scaricare e trasportare automobili Tesla
La Danimarca si unisce alla Svezia nella sua battaglia sindacale contro la Tesla. Il più grande sindacato del Paese, 3F Transport, ha annunciato che i suoi lavoratori entreranno in sciopero contro l’azienda se il gigante dell’automobile elettrica non firma un accordo in Svezia. La deadline è fissata tra 14 giorni: se un accordo non sarà stato raggiunto, i lavoratori di porto e camionisti danesi si rifiuteranno di scaricare e trasportare automobili Tesla.
I sindacati chiedono all’azienda di aderire al contratto collettivo recependone norme e diritti. In Svezia lo sciopero dura ormai da 6 settimane e la mobilitazione sta ricevendo il sostegno di numerose altre categorie, dagli elettrici, ai portuali, sino ai dipendenti del sistema postale. Ed ora ad allungare la mano sono i anche i lavoratori di un altro stato che minacciano di bloccare le consegne di auto in tutta la regione scandinava se MUsk non scende ad accordi. «Ci auguriamo naturalmente che inizieranno a negoziare il prima possibile», ha dichiarato Jan Villadsen, presidente di 3F Transport, riportato dall’agenzia di stampa Tt. Rivolgendosi poi direttamente a Musk ha detto: «puoi essere anche una delle persone più ricche al mondo ma non puoi semplicemente creare le tue regole. Abbiamo un bel po di accordi sul mercato del lavoro nei Paesi Nordici e bisogna rispettarli se vuoi fare affari qui».
E si rischia che la mobilitazione si allarghi ancora di più. Segnali giungono infatti anche dalla Norvegia, dove il più grande sindacato di settore si è già detto pronto a bloccare l’arrivo di vetture Tesla nel paese. In Finlandia il sindacato dei trasporti si riunisce giovedì per valutare, a sua volta, azioni di solidarietà.
La Svezia è il quinto mercato europeo per Tesla e la firma di qualsiasi accordo con i sindacati svedesi costituirebbe un precedente per l’azienda. Ma visto che Musk definisce “folle” l’azione dei sindacati le premesse non sono delle migliori.
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