E’ partita la seconda giornata al Forum economico mondiale di Davos. La presidente della Commissione europea von der Leyen, nel suo intervento, parlando delle sfide che attendono l’Ue, chiede “un cambio di passo“.
«Per sostenere la crescita nel prossimo quarto di secolo, l’Europa deve cambiare marcia. Per questo ho chiesto a Draghi una relazione sulla competitività Ue – ha spiegato. – Su questa base, la prossima settimana la Commissione presenterà la nostra tabella di marcia. L’ordine mondiale cooperativo che abbiamo immaginato 25 anni fa non si è trasformato in realtà. Al contrario, siamo siamo entrati in una nuova era di dura competizione geostrategica».
La presidente è stata molto netta quando nel mezzo del suo intervento ha sintetizzato la posizione europea alla luce della decisione di Trump di ritirarsi per la seconda volta dall’accordo di Parigi sul clima e inaugurare la stagione del “drill baby drill”. «L’accordo di Parigi continua a essere la migliore speranza per tutta l’umanità. Quindi l’Europa manterrà la rotta e continuerà a lavorare con tutte le nazioni che vogliono proteggere la natura e fermare il riscaldamento globale», ha spiegato.
von der Leyen ha confermato la linea “costruttiva” con gli Stati Uniti: non ha citato né i dazi minacciati, né i furori neocoloniali di Trump sulla Groenlandia e su Panama, ma ha elencato tutti gli argomenti a favore di una relazione che deve essere pragmatica e paritaria. «Nessun’altra economia al mondo è integrata come la nostra. C’è molto in gioco per entrambe le parti e la nostra prima priorità sarà quella di impegnarci presto, discutere interessi comuni ed essere pronti a negoziare. Saremo pragmatici, ma rimarremo sempre fedeli ai nostri principi. Per proteggere i nostri interessi e sostenere i nostri valori, questa è l’Europa».
L’intervento del vicepremier della Repubblica popolare cinese Ding XueXiang ha riguardato i dazi che incombono sul Paese. «Il protezionismo non porta da nessuna parte, le guerre commerciali non hanno vincitori. Dobbiamo promuovere insieme una globalizzazione economica inclusiva e risolvere con la cooperazione il disaccordo. La globalizzazione non è un meccanismo a somma zero dove una parte vince e l’altra perde», ha detto.
Secondo lui se saltassero i principi di dialogo e cooperazione globale, dividendo il mondo in blocchi contrapposti, “le conseguenze sarebbero inimmaginabili: sarebbe molto difficile affrontare le sfide comuni, e nello scenario peggiore il mondo rischieremmo di scivolare in uno scontro”. Ha parlato di “una situazione in cui nessun Paese sarebbe al riparo dalle conseguenze“.