E’ triplicato il tasso di utilizzo del congedo di paternità dal 2013, ma circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce. A rivelarlo è una ricerca di Inps e Save the Children realizzata in occasione della Festa del Papà di domani.
Guardando ai numeri si passa dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64, 5% nel 2023, una crescita che è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi, con una differenza di soli 0,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2022. Sono quindi più di 3 padri su 5 ad utilizzarlo, ma con notevoli differenze che dipendono sia dal territorio dove si risiede, sia dalla dimensione aziendale, che dal tipo di contratto lavorativo. «Sul congedo di paternità registriamo un trend positivo che evidenzia un cambiamento culturale in atto. Tuttavia, circa il 35% dei padri aventi diritto ancora non ne usufruisce, è una misura su cui faremo ulteriori iniziative di sensibilizzazione. Promuovere il congedo di paternità produce effetti concreti: favorisce un legame precoce tra padre e figlio, con benefici duraturi sulla loro relazione, e contribuisce a una distribuzione più equilibrata delle responsabilità familiari e della conciliazione vita-lavoro delle donne. Un passo essenziale verso una reale parità di genere nelle famiglie italiane», ha affermato il presidente INPS, Gabriele Fava.
Usufruiscono del congedo per la nascita di un figlio, ora arrivato a 10 giorni, soprattutto i lavoratori del Nord e quelli che hanno un lavoro stabile e un reddito tra i 28 e i 50 mila euro. Anche la dimensione aziendale sembra influire sull’utilizzo: la percentuale dei padri che ricorrono a tale strumento è infatti doppia tra quanti lavorano in aziende con più di 100 dipendenti (80%), rispetto a chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti (40%). A livello regionale, la sua fruizione va dalla percentuale più bassa della regione Calabria a quella più alta della regione Veneto.
«Nonostante i segnali positivi che i dati sulla fruizione del congedo di paternità ci mostrano, c’è ancora molto da fare per favorire un’equa condivisione della cura tra madri e padri. Eppure, la genitorialità condivisa migliora il benessere di bambini e bambine e tutela il loro diritto fondamentale a una crescita serena in un contesto affettivo ed educativo protetto. In questo senso è essenziale investire nel rafforzamento di questa misura per tutti i lavoratori, non solo quelli dipendenti. Un congedo più lungo, inoltre, contribuirebbe al bilanciamento tra responsabilità genitoriali, promuovendo una visione più paritaria tra uomini e donne e favorendo il consolidarsi di modelli culturali liberi da stereotipi di genere», ha sottolineato Daniela Fatarella Direttrice Generale di Save the Children.