La guerra dei dazi continua e stando alle ultime dichiarazioni el presidente USA Donald Trump, potrebbe continuare facilmente per molto tempo. A dispetto di tutti i tentativi fatti dalle varie amministrazioni, europea in primis, per tentare la via del dialogo. Di ieri, infatti, la notizia di un tentativo da parte della premier italiana Giorgia Meloni di proporre, nel suo prossimo viaggio negli USA il 17 aprile, una strategia “zero per zero” in cui si dovrebbero azzerare i reciproci dazi.
Ma, come detto, Donald Trump sembra remare dalla parte opposta. Infatti le sue ultime dichiarazioni in ordine di tempo alla cena di gala del National republican congressional committee (Nrcc) a Washington riguardano un incremento delle tariffe commerciali anche su settori che, finora, ne erano rimasti quasi esclusi. Ecco allora che il tycoon ha deciso di chiamare in causa anche il settore farmaceutico lamentando il fatto che gli USA hanno delegato la produzione di farmaci per il consumo interno ad aziende estere che, in ultima analisi, applicano una forte disparità di prezzi. L’intenzione sarebbe quella di riportare la produzione farmaceutica negli Stati Uniti.
Intanto, mentre le Borse dopo un primo rimbalzo registrato ieri, in Europa aprono nuovamente in rosso, in Asia il segno meno è stato ancora protagonista. Ma è proprio l’Asia, e per lei la Cina, a non volersi far trovare impreparata. Per questo motivo da Pechino arrivano indiscrezioni circa una serie di riunioni che dovrebbero coinvolgere gli alti vertici politici per mettere a punto una strategia ampia e definitiva per rilanciare l’economia, stimolare i consumi interni e stabilizzare i mercati dei capitali. La riunione avviene proprio all’indomani della proclamazione di nuove tariffe commerciali da parte di Washington che farebbero alzare l’asticella 104%.
Non solo ma la Cina, come già annunciato precedentemente, ha intenzione di mettere mano ad un sistematico rafforzamento delle alleanze e dei “i legami strategici con i Paesi vicini” per gestire “in modo appropriato” le divergenze e “rafforzare le catene di approvvigionamento”. Nel mirino di Pechino, quindi, le nazioni vicine (geograficamente e commercialmente) che potrebbero sfruttare la potenza economica del gigante asiatico, la stessa che, attualmente, fa da garante sui mercati e che ha permesso alle borse cinesi di reggere nonostante la tempesta registrata sul resto dei mercati internazionali.
Infatti le borse del Vecchio Continente vedono un’apertura in forte passivo mentre anche da Wall Street si registrano vendite sui titoli di Stato Usa con un debito americano che, soprattutto sulle lunghe scadenze, non è visto più come un porto sicuro per i risparmiatori. Da qui un aumento del rendimento dei Treasury a 30 anni salito di 25 punti base. Sempre sui mercati soffrono anche i titoli energetici con il petrolio in calo sullo sfondo dei timori di un rallentamento della domanda, e i tech, dopo le minacce di Trump di applicare dazi fino al 100% al colosso taiwanese dei chip Tsmc se non costruirà i suoi stabilimenti negli Stati Uniti.