Il calcio europeo non è più solo una questione di campo: oggi, le partite più decisive si giocano nei consigli d’amministrazione. Dall’Italia alla Scozia, passando per Francia e Germania, la mappa delle proprietà dei club si sta ridisegnando sotto la spinta di fondi statunitensi, investitori asiatici e conglomerati globali. E i numeri confermano il cambiamento.
La cessione del Monza e il tramonto dell’era Berlusconi
Il passaggio di consegne più simbolico è avvenuto in Brianza. Il 1° luglio, la famiglia Berlusconi ha ceduto l’80 % del Monza al fondo americano Beckett Layne Ventures per circa 45 milioni di euro, debito incluso. Dal 2018 ad oggi, il club ha accumulato perdite per 270 milioni di euro, con un rosso di 48 milioni nel solo 2024. Fininvest manterrà il restante 20 % fino al giugno 2026. Il valore contabile del Monza, risalente al 2022, era stato rivisto al ribasso del 70 %, passando a 30 milioni di euro.
Sampdoria, salvezza e rilancio da Singapore
Dopo la salvezza nei playout, la Sampdoria guarda avanti. Matteo Manfredi (Gestio Capital) e il finanziere singaporiano Joseph Tey hanno stanziato circa 55 milioni di euro per ristrutturare infrastrutture, centro sportivo e stadio. Si parla di un possibile arrivo di Daniele De Rossi in panchina, mentre il mercato punta su talenti giovani e sostenibili.
Resistenza italiana: i club ancora a trazione nazionale
In un panorama dominato da capitali esteri, alcuni club italiani rimangono “sotto bandiera nazionale”. In primis la “Signora”: la Juventus (controllata al 64 % da Exor, famiglia Agnelli-Elkann) ha chiuso il 2023/24 con un fatturato di 395 milioni di euro (‑22 % su base annua) e una perdita record di 199,2 milioni. Nel primo semestre 2024/25 ha registrato un utile netto di +17 milioni, trainato da ricavi Champions (224 M ricavi totali, +29 %). Il Napoli campione d’Italia, guidato da Aurelio De Laurentiis dal 2004, ha annunciato il piano per un nuovo stadio da 70 000 posti, comprensivo di 120 skybox, allo scopo di avvicinare i ricavi alle big europee.
E poi l’Atalanta, dove la famiglia Percassi mantiene il controllo, pur avendo venduto il 45 % a Bain Capital; il Bologna, che resta sotto la famiglia di origini italo-canadesi Saputo; Torino (Cairo), Empoli (Corsi), Lecce (Sticchi Damiani) e Cagliari (Giulini) continuano a prediligere gestione locale, puntando su sostenibilità e settore giovanile.
Milan, il caso RedBird e la protesta silenziosa della tifoseria
Anche il Milan, club dal valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro secondo Forbes 2024, è al centro del dibattito sul ruolo dei fondi nella governance calcistica. Dal passaggio a RedBird Capital nel 2022 – fondo statunitense guidato da Gerry Cardinale – la proprietà rossonera è stata oggetto di crescente malcontento da parte di una parte significativa della tifoseria organizzata.
Il malumore si è acuito dopo l’esonero di Paolo Maldini e Frederic Massara nel giugno 2023, percepito come un affronto all’identità storica del club. A ciò si è aggiunta una gestione del mercato giudicata poco ambiziosa, con 11 acquisti nell’estate 2023 ma senza investimenti realmente “top player”, a fronte dell’incasso da 70 milioni per la cessione di Tonali.
Le contestazioni, mai violente, si sono articolate attraverso striscioni, cori e assenze coordinate in alcuni momenti chiave della stagione 2024/25, culminando nel lungo silenzio della Curva Sud in diverse partite casalinghe. Al centro della critica non solo le scelte tecniche e dirigenziali, ma una più ampia percezione di scollamento tra proprietà finanziaria e cultura sportiva, tra visione industriale del fondo americano e il senso di appartenenza del tifo milanista.
Anche il progetto dello stadio a San Donato, in fase di avanzamento, viene vissuto con ambivalenza: da un lato promesso volano di sviluppo, dall’altro segnale di distacco dal tessuto urbano di San Siro, tempio identitario per almeno tre generazioni di tifosi.
Le proprietà multiple e i nodi UEFA
Il fenomeno delle multi-proprietà è al centro dell’attenzione UEFA. Il caso più delicato: John Textor detiene quote in Crystal Palace e Lyon. La UEFA ha messo sotto osservazione il Palace, con il rischio di esclusione dalle competizioni europee se non si separa entro i termini; è in corso un trattativa per la vendita del 43 % a Woody Johnson. Nel frattempo, il Lyon ha affidato la presidenza a Michele Kang, mentre il club è retrocesso in Ligue 2.
L’invasione americana (e non solo)
Il dominio dei fondi statunitensi prosegue: Rangers FC, ora sotto 49ers Enterprises, ha già stanziato 20 milioni di sterline per rafforzamenti tecnici e infrastrutture; il City Football Group continua a espandersi a livello globale (Palermo, Girona, Melbourne, New York…); 777 Partners controlla Hertha Berlin, Standard Liège e Vasco da Gama, oltre al passato possesso del Genoa; il gruppo ha però incontrato proteste per ritardi salariali e tensioni legali.
Il caso DAC e le nuove regole UEFA
La UEFA ha escluso il DAC Dunajská Streda dalla Conference League 2025/26 per conflitto di interessi con il club ungherese Győri ETO. La stessa procedura potrebbe interessare il Crystal Palace se il ricorso del Lione dovesse andare a buon fine. La Football League inglese ha aggiornato i regolamenti, consentendo investimenti tra club di diversi paesi pur preservando criteri di integrità competitiva.
Geopolitica del pallone
Lo scenario europeo si configura come uno scacchiere geopolitico: capitali USA in crescita, Asia che avanza (Sampdoria), e nuove dinastie come la famiglia Arnault, entrata nel Paris FC. Club di media fascia come Wrexham (Reynolds/McElhenney) hanno moltiplicato il valore grazie a brand story e una comunicazione innovativa.
Il futuro?
Il calcio europeo evolve verso modelli ibridi: strutture industriali, visioni finanziarie e identità locale. La vera sfida sarà bilanciare profitto, sostenibilità e passione: il nuovo campionato del XXI secolo si gioca fuori dal campo.
(foto ANSA)