Si complica la partita sui dazi. Ieri alle 18, ora italiana, sono partite le prime lettere che illustravano le modalità delle nuove regole sui dazi statunitensi annunciati ad aprile quando il presidente USA Donald Trump proponeva una sospensione di 90 giorni di quegli stessi dazi doganali annunciati pochi giorni prima. Secondo le ultime disposizioni, quindi, le tariffe allora rinviate entreranno in vigore il 1° agosto, anziché il 9 luglio per i Paesi che non hanno raggiunto un accordo con Washington. L’amministrazione Trump sta infatti cercando di chiudere diversi accordi commerciali con molte nazioni anche per evitare di dover pagare l’imposizione di ingenti “dazi di ritorsione”.
Nell’annunciare l’invio delle lettere Trump ha parlato di tariffe al 10% contro i paesi che sostengono le politiche commerciali perpetrate dai Brics. “Qualsiasi Paese che si allinei alle politiche antiamericane dei BRICS verrà soggetto a un’ulteriore tariffa del 10%. Non ci saranno eccezioni a questa politica” ha dichiarato il tycoon in un post su Truth Social. Secondo il Carnegie Endowment for International Peace, il blocco dei Brics vorrebbe offrire un’alternativa alle istituzioni di governance economica globale dominate dall’Occidente ma anche al dominio del dollaro da tempo usato come moneta di riferimento negli scambi commerciali a livello internazionale a sostituire il ruolo del dollaro statunitense nell’economia globale. Inoltre i Brics vorrebbero una serie di riforme delle istituzioni mondiali come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il Fondo monetario internazionale.
Un nodo cruciale quello dei rapporti tra USA e Brics dal momento questi rappresentano il gruppo delle nazioni emergenti (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Indonesia e Iran), hanno una popolazione complessiva pari a circa la metà di quella mondiale e coprono circa il 40% della produzione del pianeta. Un mercato estremamente vasto e importante i cui leader, riuniti a Rio de Janeiro, non sembrano aver gradito questa ennesima mossa che, di fatto, ne propone il boicottaggio.
Per questo motivo i leader hanno espresso “serie preoccupazioni circa l’aumento di misure tariffarie e non tariffarie unilaterali che distorcono il commercio e sono incoerenti con le regole dell’OMC” convinti che la “proliferazione di azioni restrittive del commercio” minaccia di squilibrare l’economia mondiale aumentando i già ampi divari e le numerose disparità economiche esistenti.
A questo si aggiunto anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva che ha descritto il gruppo dei Brics con un parallelismo con il Movimento dei Paesi non allineati della Guerra fredda, un gruppo di nazioni in via di sviluppo che si opponeva all’adesione a entrambe le fazioni di un ordine globale polarizzato. “I BRICS sono gli eredi del Movimento dei Paesi Non Allineati”, ha detto Lula ai leader. “Con il multilateralismo sotto attacco, la nostra autonomia è di nuovo sotto scacco”. “Se la governance internazionale non riflette la nuova realtà multipolare del XXI secolo, spetta ai BRICS contribuire ad aggiornarla” ha dichiarato Lula.