“All’Italia servono riforme di enorme portata per ridurre il debito”
“Gli anni di mandato che mi aspettano in Confindustria saranno quelli della sfida più impegnativa dal secondo dopoguerra. L’obiettivo è riconquistare in due o al massimo tre anni non solo i 9-10 o forse più punti di Pil, che si prevede l’Italia perda in questo 2020, ma anche i tre punti che a fine 2019 ancora ci separavano dal 2008“. Le parole sono di Carlo Bonomi, pronunciate all’assemblea privata di Confindustria che lo ha eletto ieri presidente all’unanimità (designato lo scorso 16 aprile) (leggi qui per approfondire).
Da leader degli industriali l’imprenditore del biomedicale, presidente della holding Synopo, dovrà affrontare la sfida storica di far ripartire un sistema produttivo soffocato dall’emergenza Coronavirus. In generale, rileva Bonomi, all’Italia servono riforme di una tale portata che “vanno inquadrate in un credibile programma di riduzione strutturale del maxi debito pubblico italiano, che ha continuato e continuerà a renderci il Paese Ue più esposto ai venti di ogni crisi”. “La politica italiana continua a non volerne sentir parlare” ma il giorno in cui “la Banca centrale europea inizierà il rientro dei suoi acquisti straordinari sui mercati, un eccezionale sostegno all’Italia, senza un credibile rientro del nostro debito, sarà una catastrofe per il Paese“, ricorda Bonomi.
Secondo l’imprenditore la storia alle nostre spalle parla chiaro: “Ogni tentativo di perseguire soluzioni attraverso bonus a tempo, interventi a margine nel sistema fiscale o nuova spesa sociale a pioggia, con improvvisati nuovi strumenti che si sommano confusamente a quelli già esistenti, si è rivelata un’illusione. E’ “un’illusione ancor più temibile oggi“, ha spiegato.
Collaborazione è la parola chiave per Bonomi che vede il fisco come “leva di crescita, non ostacolo al suo procedere“, fino ad arrivare a uno Stato equilibrato nelle competenze, non antagoniste tra centro e autonomie e dove il welfare sia davvero concentrato su chi ha meno e su giovani, donne e famiglie, lavoratori a minor reddito.
È stato netto Bonomi in queste settimane, ha chiesto con incisività un cambio di strategia nel sostegno alle imprese: “Un intervento immediato e diretto piuttosto che interventi a pioggia che non servono a niente”. Ed ha indicato una strada in tre mosse: taglio dell’Irap, pagare i debiti che la Pubblica Amministrazione ha con le imprese, sbloccare i cantieri per le opere pubbliche già finanziate.
Nel suo intervento in assemblea a porte chiuse di ieri il neo-presidente di Confindustria è tornato sull’invito al Governo a non affossare l’Industria 4.0 ed ha lanciato un messaggio ai sindacati: la necessità di nuove forme contrattuali. E nel Paese, ha sottolineato, servono riforme profonde, “cambiamenti radicali” appunto, proprio quelli che molti si aspettano da lui ora che è effettivamente a capo di via dell’Astronomia.
Bonomi prende il testimone da Vincenzo Boccia e sarà presidente per il quadriennio da maggio 2020 a maggio 2024. Nella sua leadership sarà affiancato da 10 vicepresidenti elettivi: Barbara Beltrame, con delega all’internazionalizzazione; Giovanni Brugnoli al capitale umano; Francesco De Santis alla ricerca e sviluppo; Luigi Gubitosi al digitale; Alberto Marenghi all’organizzazione, allo sviluppo e al marketing associativo; Maurizio Marchesini alle filiere e alle medie imprese; Natale Mazzuca all’economia del mare e al Mezzogiorno; Emanuele Orsini al credito, alla finanza e al fisco; Maria Cristina Piovesana ad ambiente e sostenibilità; Maurizio Stirpe al lavoro e alle relazioni industriali. A questi componenti si aggiungono i tre vicepresidenti di diritto: Carlo Robiglio, presidente della Piccola industria; Alessio Rossi, presidente dei giovani imprenditori; Vito Grassi, presidente del consiglio delle rappresentanze regionali. Bonomi ha tenuto per sé le deleghe al centro studi, all’Europa e alle politiche industriali.
di: Maria Lucia PANUCCI
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